(di Stefania Passarella)
Temperature sopra la media, con
punte anche di 4 gradi, piogge troppo scarse per il periodo,
'tesoretto' neve esaurito: un mix letale per il Po che sta
causando uno stato di siccità mai visto negli ultimi 70 anni.
Con effetti a catena devastanti già per l'agricoltura del bacino
padano, con danni stimati per un miliardo, ma con seri rischi
anche per il settore idroelettrico - potrebbe scarseggiare
l'acqua per raffreddare le centrali - e per i cittadini, con
alcuni comuni che potrebbero essere costretti a sospendere
l'erogazione notturna di acqua a latitudini dove simili misure
non si erano mai viste.
Il quadro, di allarme e preoccupazione, arriva
dall'Osservatorio sulla crisi idrica del fiume Po che si è
riunito oggi in seduta straordinaria a Parma chiamando a
raccolta gli esperti dell'Autorità di bacino, che fa capo al
ministero della Transizione ecologica, ma anche Regioni,
Protezione civile e portatori d'interesse fra i quali
Utilitalia, in rappresentanza delle multiutility del servizio
idrico integrato, Terna Rete Italia, Anbi, Assoelettrica.
L'esito dell'Osservatorio - che tornerà a riunirsi il 21
giugno - non lascia grandi spiragli di ottimismo. Nel bacino
padano il fabbisogno d'acqua è alto, spiega l'autorità, ma tutte
le disponibilità sono "in esaurimento" in quella che è una crisi
"con valori mai visti da 70 anni". Allo scenario già molto
critico, si evidenzia, "si aggiunge la previsione di mancanza di
piogge e il persistere di alte temperature sopra la media". "La
situazione sta diventando drammatica - spiega Meuccio Berselli,
segretario generale di AdBPo - perché oltre al fatto di avere
una portata limitata e le piogge che stanno mancando, abbiamo
altri due fattori molto importanti. La temperatura è più alta di
2-3 gradi, in alcuni punti anche quattro gradi, rispetto alla
media del periodo. E manca completamente la risorsa della neve,
quindi il magazzino e lo stoccaggio in montagna" di acqua. Ci
sono insomma delle aree che possono rimanere senz'acqua,
pertanto "bisogna innescare uno spirito di sussidiarietà tra i
territori, per cui i prelievi idrici vanno controllati, vanno
verificati, e dobbiamo portare acqua a tutti. Altrimenti
dobbiamo intervenire immediatamente con la Protezione civile".
Le spie d'allarme sono molte. La neve sulle Alpi è totalmente
esaurita in Piemonte e Lombardia. I laghi, a partire dal Lago
Maggiore, sono ai minimi storici del periodo (eccetto il Garda).
Le colture, nonostante l'avvio tardivo di 15 giorni della
pratica dell'irrigazione (esempio in Lombardia), sono tutt'ora
in sofferenza e Coldiretti stima perdite per un miliardo. Si
accentua anche la risalita del cuneo salino con un impatto non
indifferente su habitat e biodiversità. In quelle aree del
Rodigino e del Ferrarese l'irrigazione è tutt'ora sospesa o
regolata in modo minuzioso nel corso della giornata. C'è un
centinaio di comuni in Piemonte e 25 in Lombardia (nella
Bergamasca) in cui Utilitalia chiede ai sindaci eventuali
sospensioni notturne per rimpinguare i livelli dei serbatoi con
ordinanze mirate a un utilizzo estremamente parsimonioso
dell'acqua. La siccità incide anche sul settore idroelettrico:
al momento le criticità legate al pescaggio dell'acqua di
raffreddamento delle centrali termoelettriche sono in ripresa,
però in prospettiva delle prossime settimane Terna attesta la
progressiva scarsità di risorsa utile per un raffreddamento
adeguato.
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