Leonardo Del Vecchio, morto a 87 anni, prende il nome dal padre, scomparso prima della sua nascita. La famiglia viveva a Milano, emigrata dalla Puglia, dalla zona di Trani: ultimo di quattro fratelli entra al collegio 'Martinitt', nella periferia Est del capoluogo lombardo, allora in realtà in mezzo alla campagna, dove vengono accolti orfani e bambini abbandonati. Non era il suo caso, ma la famiglia aveva seri problemi economici, con Leonardo che restò sempre molto legato alla madre.
Ora viene ricordato come fondatore e presidente di Luxottica, poi condotta alla fusione con la francese Essilor per creare EssilorLuxottica, un gruppo che oggi conta oltre 180mila dipendenti. Oppure azionista tra l'altro di Mediobanca, Generali e Covivio, con una ricchezza concentrata nella holding di famiglia Delfin valutata in circa 25 miliardi. E con grande voglia di sperimentare ed innovare: dai Google glass fino alla sfida del metaverso, con la visita solo un mese fa di Mark Zuckerberg per lavorare ai nuovi visori intelligenti.
Ma lo sguardo sul futuro ha le sue radici negli anni del collegio, della crescita senza una famiglia, che ha sempre profondamente ricordato. Ai 'Martinitt' resta fino a completare gli studi delle scuole medie, per poi andare a lavorare come garzone in una piccola azienda milanese produttrice di medaglie e coppe. Lì fabbricavano su richiesta di altre aziende del Dopoguerra piccole partite di montature metalliche per occhiali.
E lì al giovane Leonardo viene l'idea che non abbandonerà mai: la potenzialità di quel prodotto che, in una società più benestante, avrebbe avuto un pubblico esponenzialmente più vasto.
Ma è ancora presto: frequenta corsi serali all'Accademia di Brera per incisore e a 22 anni si trasferisce in un paese del Trentino dove lavora come operaio. Nel 1958 cambia per Agordo, in provincia di Belluno, per aprire una bottega di montature per occhiali. Perché Agordo? Alle pendici delle Dolomiti? Semplicemente perché la comunità montana aveva messo a disposizione gratuitamente terreni ai giovani imprenditori che avessero impiantato una nuova azienda. Da questo nascerà il più grande polo dell'occhialeria mondiale.
Grazie alla Luxottica avviata nel 1961 da Del Vecchio con poco più di 10 dipendenti e una tenacia mai vista nei confronti delle banche, che con difficoltà concedevano credito a chi veniva dal nulla, e dei primi soci che volevano mantenere la maggioranza. Ma il giovane Del Vecchio era come l'ultimo: stare in minoranza non gli è mai piaciuto. Nel 1967 Luxottica, pur lavorando ancora per la produzione di aziende maggiori, si lancia nel mercato nazionale con un proprio marchio, con una svolta cruciale: si occupa della produzione dell'occhiale in tutte le sue forme, producendo esemplari ideati e nati in fabbrica. Introduce uno stile, apprezzato dal mercato. Una svolta che debutta alla fiera dell'occhialeria di Milano, il Mido, sancendo un legame mai finito, un ritorno, una centralità della città per Del Vecchio. Che a Milano vivrà e trasferirà la sede delle sue attività.
Negli anni '80 l'imprenditore, anche grazie al legame con diversi marchi di moda, 'attacca' l'estero, l'Europa per prima, ma poi con forza il mercato statunitense, fino a incorporare Ray-Ban, la più famoso marchio mondiale di occhiali da sole.
Quotato a New York dal 1990, sbarcherà anche in Piazza Affari nel 2000, acquisisce tra l'altro anche Sunglass Hut, poi Oakley, guarda al mondo delle lenti. Dopo rapporti non facili con alcuni 'suoi' amministratori delegati, a 80 anni decide il grande passo, a sorpresa per molti, non per chi lo conosceva bene: pensa che il gruppo, per quanto di gran lunga il maggiore nel settore al mondo, sia troppo piccolo e nel 2016 fonde Luxottica con la francese Essilor, un gigante nelle lenti da vista.
I contrasti con il management e gli azionisti francesi è forte, ma Del Vecchio è forse l'unico che è andato in Francia per vincere e infatti attende con pazienza la scadenza dei patti di condivisione e poi esercita il suo ruolo di principale azionista. Ora a capo del gigante da 65 miliardi di capitalizzazione lascia il fidato Francesco Milleri. La sua successione, ampiamente preparata, tra i figli Claudio, Paola (dal primo matrimonio con Luciana Nervo), Leonardo Maria (dalla moglie Nicoletta Zampillo che ha risposato nel 2010), Luca e Clemente, avuti dalla ex-compagna Sabina Grossi.
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