I tempi delle elezioni politiche si incroceranno con quelli della finanza pubblica, per la messa a punto della manovra di bilancio. Un calendario stringente che di fatto imporrà al futuro governo una corsa contro il tempo per evitare la 'dead line' del 31 dicembre, quando scatta l'esercizio provvisorio in base alle regole predisposte dalla Costituzione.
In pratica la mancata approvazione della manovra di Bilancio entro fine anno fa scattare una sorta di contingentamento sulle spese che vengono ripartite in quattro dodicesimi, in pratica con una tagliola trimestrale, limitando quindi gli esborsi.
Ma l'iter che porta alla manovra comincia molto prima. Lo snodo è l'approvazione delle nuove previsioni macro economiche - dal Pil al deficit al debito - che il governo inserisce nella Nadef, la nota di aggiornamento del Def che va presentata entro il 27 settembre. Poiché i tempi sono tali che non ci sarà un nuovo governo, sarà il ministro dell'Economia dell'esecutivo Draghi, Daniele Franco, a mettere a punto le nuove previsioni che, ovviamente, non potranno avere un carattere programmatico, cioè non potranno tener conto delle misure che si intende prendere. Dovranno limitarsi ad indicare - come si dice tecnicamente - i 'tendenziali' a legislazione vigente. Cioè l'andamento dell'economia in assenza di interventi, ma solo in base a quanto già deciso nel passato. Poi entro il 15 ottobre un documento analogo con le stime va inviato all'Ue. Anche in questo caso sarà difficile che ci possa essere un nuovo governo.
C'è poi la scadenza fissata per il varo della manovra: il 20 ottobre. Ma come hanno dimostrato gli ultimi anni la data non è tassativa, nessuno - come si narra succedeva nel passato durante i lungi consigli dei ministri notturni - ha mai fermato gli orologi per rispettare la scadenza. Anzi, spesso dopo l'approvazione è passato molto tempo prima dell'arrivo del testo definitivo alle Camere. Ma è chiaro che gli schieramenti politici in campo per le elezioni dovranno già aver messo a punto un progetto di bilancio, anche perché su alcuni temi la mancanza di decisioni avrebbe un deciso impatto. E' il caso delle pensioni che, in assenza di nuove norme, vede scomparire le norme di flessibilità per l'uscita ora previste come quota 102.
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