La Valpolicella sa essere
sostenibile, tre vigneti e altrettanti progetti centrati sul
biologico e sul naturale lo dimostrano. Pasqua Vini ha deciso di
sperimentare e coltivarli con differenti approcci alla
conduzione agricola: Mizzole, Cascina San Vincenzo e Brasa
Coèrta che danno alla cantina veneta tre rossi che rispettano il
terroir ma provano a innovare. "La vocazione alla sostenibilità
è centrale nella nostra visione. È un tema urgente e per noi non
lo è da oggi come dimostrano i nostri progetti. Siamo impegnati
a fare sempre meglio e crediamo che la strada della continua
ricerca ci caratterizzi" commenta Umberto Pasqua, presidente di
Pasqua Vini.
Riccardo Pasqua, amministratore delegato non nasconde
l'orgoglio: "Abbiamo iniziato a sperimentare con il biologico e
poi con il naturale, perché le caratteristiche ottimali degli
appezzamenti sul crinale di Mizzole ci permettevano di esplorare
questa strada. Siamo particolarmente soddisfatti del risultato
che abbiamo ottenuto: tre diverse e straordinarie espressioni
enologiche del terroir della Valpolicella, che lo interpretano
con coerenza ed eleganza, con equilibri diversi e con innovativi
approcci in vigneto".
Dal vigneto di Mizzole, 200 metri sul livello del mare, da
dieci anni coltivato a biologico, sarà certificato il prossimo
anno, nasce Cecilia Beretta Mizzole Valpolicella DOC Superiore,
curato dall'enologa Graziana Grassini. Il progetto di
agricoltura biologica certificata di Cascina San Vincenzo sorge
più in alto a 380 metri sul livello del mare da cui nasce un
Ripasso che promette longevità.
Il vigneto Brasa Coèrta, progetto pilota avviato nel 2017 è
coltivato a conduzione agricola naturale, ovvero con un apporto
tecnologico e umano quasi nullo.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA