Il costruttore europeo Airbus e la compagnia Air France, sotto processo per omicidi colposi dopo l'incidente del volo AF447 Rio-Parigi, nel 2009 (228 morti), sono state assolte al termine del processo, che si è concluso 14 anni dopo il disastro. Il tribunale di Parigi ha escluso colpe delle due imprese, giudicando che se degli "errori" sono stati commessi, "nessuno legame certo di causalità" con l'incidente ha potuto "essere dimostrato".
Da parte sua Air France "prende atto della sentenza". "La compagnia - prosegue in una nota il colosso dell'aeronautica civile - conserverà sempre nella memoria il ricordo delle vittime di questo terribile incidente e rivolge il suo più profondo cordoglio all'insieme delle famiglie e dei cari". Per Airbus, la sentenza è "coerente" con il non luogo a procedere pronunciato al termine dell'istruzione giudiziaria, nel 2019. Anche il colosso europeo dell'aeronautica esprime la propria soldiarietà ai famigliari e "ribadisce" il suo "totale impegno in materia di sicurezza aerea". Il primo giugno 2009, il volo AF447 tra Rio e Parigi precipitò in piena notte nell'Oceano Atlantico, a poche ore dal decollo dal Brasile. Tra le 228 vittime del disastro, 216 passeggeri e 12 membri dell'equipaggio. A bordo dell'Airbus A330 immatricolato F-GZCP si trovavano persone di 33 diverse nazionalità, tra cui 72 francesi e 58 brasiliani nonché nove di italiani. Tra questi Giovanni Battista Lenzi, consigliere regionale del Trentino, Rino Zandonai, direttore dell'associazione Trentini nel Mondo, Luigi Zortea, sindaco di Canal San Bovo, insieme in Brasile per progetti di solidarieta' in collaborazione con le comunita' trentine di emigrati. Sul volo AF447 anche gli altoatesini, Georg Lercher, Alexander Paulitsch e Georg Martiner.