Una visita non annunciata del ministro per gli Affari Ue, la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto ha dato il via ufficioso alla complicata trattativa con l'Europa sul nuovo Piano di Ripresa e Resilienza italiano. Come ogni negoziato che si rispetti, anche quello sul Pnrr si svilupperà al riparo da occhi indiscreti. E, soprattutto, si svilupperà prima che l'Italia presenti ufficialmente il nuovo documento con l'aggiunta del RepowerEu.
Il nuovo capitolo energetico sarà il cuore della trattativa tra Roma e la Commissione: la prima punta a usare la sponda del Repower per traferire nel Repower i progetti del Pnrr considerati irrealizzabili. La seconda dovrà valutare se l'iniziativa italiana è compatibile con i paletti previsti dal Next Generation Ue. Fitto è arrivato a Bruxelles in mattinata e, prima di incontrare la presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola, ha avuto alcuni confronti "tecnici" a Palazzo Berlaymont. Nelle stesse ore, nel corso del briefing quotidiano, il portavoce della Commissione spiegava che l'Italia non ha ancora presentato il Pnrr modificato, sottolineando che Roma può contare su 2,7 miliardi aggiuntivi per il Repower ma che questo deve contenere "nuove misure e nuovi investimenti".
Il centro del negoziato potrebbe essere proprio questo: capire quanto i target del Repower possano comprendere progetti di efficienza energetica sui quali Roma vuole dirottare le risorse non spendibili nell'attuale Pnrr. Fonti vicine al dossier hanno spiegato che il punto "è oggetto di discussione". Precisando un elemento: quello del Repower "è un capitolo integrativo" del Pnrr. Tradotto, è parte del Piano stesso.
La Commissione, in questi giorni, si sta muovendo su due binari. Il primo è quello del rispetto dei criteri oggettivi - previsti dall'articolo 21 del Regolamento del Recovery - per modificare i target del piano. Il secondo è quello dell'interlocuzione costruttiva con il governo. "Questa mattina c'è stato uno buono scambio di vedute tra alti funzionari della Commissione e la delegazione italiana guidata da Fitto", ha sottolineato Veerle Nuyts, portavoce dell'esecutivo Ue. Oggetto dello scambio non è stato solo il Repower ma anche la terza e quarta rata del Pnrr. Già perché, per l'Italia, le lancette per la messa a terra dei target attuali non si fermano. Per la quarta rata, che l'Italia dovrà chiedere a giugno, è tutt'altro che scontato l'erogazione nella sua interezza.
E sulla terza, ormai da oltre un mese, la deadline è stata superata senza un pronunciamento di Bruxelles. "La terza rata arriverà prossimamente e l'Italia a quel punto avrà avuto il 60% delle risorse", ha spiegato il commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni. "Non rinunceremo a nessun finanziamento del Pnrr", ha dal canto suo assicurato il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti. Del negoziato sul nuovo Pnrr un dato è certo: sia l'Ue sia l'Italia sono consapevoli "della necessità dell'urgenza del lavoro in corso", hanno spiegato dalla Commissione.
Presentare il piano modificato a fine agosto complicherebbe non poco il fattore tempo nell'attuazione degli Obiettivi da qui al 2026. Target che il governo vorrebbe ora più focalizzati non solo sul digitale ma soprattutto sull'efficienza energetica, e con un ruolo di primo piano per le partecipate. "Ci concentriamo su progetti che garantiscano la sostenibilità energetica. Mi riferisco alle grandi imprese a controllo pubblico, nel campo di approvvigionamento e produzione energetica, reti di distribuzione, gasdotti e reti elettriche", ha spiegato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in un'intervista a Repubblica.
A Bruxelles Fitto ha probabilmente parlato proprio di questo. Prima del confronto con Metsola - attesa a Roma nelle prossime settimane - sui principali dossier dell'attualità europea. Dossier sui quali i Conservatori si stanno muovendo in crescente sinergia con il Ppe e con l'obiettivo di avere una nuova maggioranza dopo le Europee del 2024. Ma, per il momento, è con questa Commissione che Roma deve trattare per incassare il sì al nuovo Pnrr.
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