"La fase di sostanziale ristagno del prodotto è proseguita in Italia anche nell'estate". Lo ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco alla Giornata Mondiale del Risparmio sottolineando che "le nostre indagini e gli indicatori qualitativi continuano a segnalare una diffusa debolezza dell'attività manifatturiera; nonostante il buon andamento del turismo, nei servizi sembra essersi esaurito il forte recupero" post pandemia. Visco ha avvertito che sulle stime economiche aleggiano rischi "orientati al ribasso, soprattutto per l'acuirsi delle tensioni geopolitiche e l'irrigidimento delle condizioni di finanziamento".
Il governatore di Bankitalia ha sottolineato poi che lo spread dell'Italia sale "senza dubbio anche per fattori globali e non specifici del nostro Paese" ma "l'effetto sui titoli del debito pubblico è stato superiore a quello degli altri paesi probabilmente perché gli investitori temono per la capacità di sviluppo dell'Italia e percepiscono che, anche per questa ragione, il debito pubblico non è ancora in equilibrio".
La decisione della Bce di "mantenere i tassi sugli attuali livelli per un periodo sufficientemente lungo, a regolare cioè la persistenza della nostra azione più che la sua intensità, sia una decisione saggia", ha proseguito Visco. "Tale approccio - ha aggiunto - fornisce infatti in assenza di nuovi forti shock dal lato dell'offerta, il giusto equilibrio tra il rischio di fare troppo e quello di non fare abbastanza, riducendo allo stesso tempo le possibili ripercussioni sulla già debole attività economica e i rischi per la stabilità finanziaria".
Il banchiere centrale ha quindi avvisato che il "consolidamento dei conti non deve, come in passato, compromettere la qualità della spesa pubblica e la sua capacità di sostenere la crescita" e chiede di compiere "scelte sulla base di priorità ben definite", indirizzano le risorse "verso quegli investimenti che il settore privato non potrebbe porre in atto". Visco ha ricordato a chi cita Keynes e agli effetti della spesa in disavanzo, le parole dello stesso economista: "la cosa importante per il governo non è fare ciò che gli individui fanno già, e farlo un po' meglio o un po' peggio, ma fare ciò che non si fa del tutto".
Nel prossimo triennio "la flessione del debito pubblico attesa nei programmi del Governo è marginale; nel 2026 il debito sarebbe pari a poco meno del 140 per cento del Pil. Successivamente, in assenza di interventi, il rapporto rischia di salire", ha concluso Visco osservando che "le famiglie italiane affidano allo Stato, sottoscrivendo titoli del debito pubblico, una quota non irrilevante della loro ricchezza. Come ogni buon debitore, anche l'emittente pubblico ha il dovere di farne buon uso e di restituirla nei modi e nei tempi promessi".
Ma, a differenza dei prenditori privati, "il compito dello Stato non si esaurisce nella restituzione di quanto preso a prestito. La tutela del risparmio e il suo impiego efficiente richiedono politiche economiche che assicurino il mantenimento di condizioni finanziarie equilibrate, stabilizzino le fluttuazioni cicliche dell'economia e ne migliorino il potenziale di crescita". E per i paesi ad alto debito, dice, "ridurne l'incidenza rispetto al prodotto è una priorità: un debito eccessivo rispetto alla capacità di crescita riduce gli spazi per le politiche anticicliche, espone l'economia a tensioni sui mercati e aumenta i costi per lo Stato, e in ultima analisi per le famiglie e le imprese".
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