Le procedure di licenziamento
collettivo di 2668 dipendenti Alitalia su 2840 "è una catastrofe
sociale" e "un dramma della deindustrializzazione: i governi si
sono susseguiti, ma non è mai stata rimessa in discussione la
scelta di cedere il controllo del trasporto aereo italiano". Lo
afferma la Cub Trasporti annunciando che "la vertenza dei
lavoratori continuerà nelle aule di tribunale e nelle piazze".
"Delle fantomatiche politiche attive non resta che qualche
ridicolo annuncio che, come in passato, resterà tale e senza
permettere che si concretizzino le ricollocazioni che non
possono che essere previste all'interno del comparto
aereo-aeroportuale, in copiosa espansione, nonostante lo
smembramento di Alitalia", afferma il segretario nazionale del
comparto Antonio Amoroso.
Con gli attuali circa 3.000 licenziamenti, in 15 anni sono
stati espulsi da Alitalia poco meno di 15 mila dipendenti e la
compagnia di bandiera è passata dai quasi 250 aeromobili del
2008 agli attuali circa 75 di Ita, ricorda il sindacalista
sottolineando che "è un enorme disastro sociale e industriale".
"I numeri parlano chiaro: le scelte dei Governi che si sono
succeduti da oltre 20 anni non hanno mai voluto mettere in
discussione il diktat della De Palacio, Commissario UE ai
Trasporti nel 2000, che indicava, ad eccezione di Lufthansa, Air
France e British Airways, un ruolo ancillare per tutti i
restanti vettori nazionali/compagnie di bandiera, compresa
Alitalia, peraltro strangolata dall'espansione delle low-cost",
conclude il segretario della Cub Trasporti.
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