In Italia 43 milioni di persone faranno regali per il Natale 2023 con una spesa media di 186 euro a testa, in crescita dai 165 euro dello scorso anno in termini reali, al netto dell'inflazione. La spesa complessiva, secondo l'analisi dell'ufficio studi di Confcommercio, raggiungerà 8 miliardi di euro, un livello che supera quello del 2022 e del 2021 (7,1 miliardi e 7,8 miliardi ai prezzi del 2023) ma è ancora al di sotto di quello del 2020 (era 8,3 miliardi) e del periodo pre-Covid. Farà regali oltre il 73% degli intervistati e circa 4 su 10 di quelli che li faranno considerano comprare doni "una spesa che piace affrontare".
La quota di quanti prevedono un Natale molto dimesso si è stabilizzata anche se resta elevata, all'84,1%. Sarebbero di buon auspicio anche i risultati della settimana del black friday che avrebbe coinvolto il 40% degli adulti, 19,2 milioni di persone che hanno acquistato spendendo a testa tra 220 e 230 euro. La metà di questi acquisti sarebbero anticipazioni di spese natalizie (soprattutto regali in senso proprio). Complessivamente la spesa è stimata in 4,31 miliardi, in crescita del 6,1% rispetto all'anno precedente e avrebbe premiato soprattutto il canale online (con acquisti per 2,4 miliardi in aumento del 9,5%). "Possiamo legittimamente aspettarci un buon dicembre, che vuol dire entrare bene nel 2024 che si prospetta difficile e critico", ha dichiarato il direttore dell'ufficio studi, Mariano Bella.
Confcommercio stima un aumento del volume delle 13esime mensilità di dipendenti e pensionati che raggiungono 50,1 miliardi di euro, dai 47,4 miliardi del 2022 a prezzi correnti. Di questi, al netto del fisco (Ici, Imu, Tasi, Tasse auto e canone Rai) ed extra-costi dell'energia, ne restano disponibili per i consumi 43,6 miliardi, 8,7 miliardi in più rispetto all'anno scorso, segnato dall'alta inflazione e dalla crisi energetica. I consumi medi da tredicesima per famiglia a prezzi costanti sono previsti di 1.882 euro, 284 euro in più rispetto all'anno precedente ma ancora al di sotto dei 1.936 euro del 2019, prima del Covid. L'incremento delle tredicesime, secondo questa analisi, è dovuto all'aumento degli occupati (+439mila sul 2022 e +420mila sul 2019 nei primi 10 mesi), agli assegni dei nuovi pensionati, al taglio del cuneo rispetto al passato per almeno 3 miliardi di euro correnti e alla fine (provvisoria) dell'inflazione.
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