Aumenta l'uso della rete internet da
parte dei residenti in Italia con una diffusione che incrementa
anche fra gli anziani. Come sottolinea l'analisi Istat nel 2023
il 79,5% della popolazione di 6 anni e più ha usato Internet nei
tre mesi precedenti l'intervista, il 77,8% l'ha usato almeno una
volta durante la settimana e il 67,5% si connette giornalmente.
L'uso d'Internet ha raggiunto livelli prossimi alla saturazione
in gran parte della popolazione. Oltre il 91% delle persone tra
gli 11 e i 54 anni si è connessa alla Rete negli ultimi tre
mesi, la quota scende invece al 60,4% tra le persone di 65-74
anni, per arrivare al 24,7% tra la popolazione di 75 anni e più.
Tra il 2022 e il 2023 aumenta di 2 punti percentuali l'uso
della Rete, con incrementi soprattutto nella popolazione adulta
e anziana, con picchi nella coorte dei 55-59enni e in quella di
75 anni e oltre (+3,7 punti percentuali per entrambe).
L'uso delle Ict risulta ancora significativamente diverso tra la
popolazione maschile e femminile. Nel 2023, infatti, dichiara di
accedere a Internet l'82,4% degli uomini di 6 anni e più a
fronte del 76,8% delle donne. Va sottolineato, però, che tale
divario si sviluppa principalmente nelle classi di età più
anziane, infatti fino ai 59 anni le differenze di genere sono
nulle e in alcuni casi sono favorevoli alle donne, mentre, ad
esempio, dai 65 anni in su la differenza supera gli 8 punti
percentuali a favore degli uomini
Il 2023 vede confermata l'esistenza di un importante divario
territoriale. Il ritardo del Mezzogiorno (74,8%) è reso
particolarmente evidente da uno scarto di 7,3 punti percentuali
rispetto al Nord e di 6,5 punti percentuali rispetto al Centro.
Il titolo di studio continua a essere un fattore discriminante,
anche perché associato positivamente con l'età: naviga sul web
il 90,3% tra chi ha un diploma di scuola secondaria superiore
contro il 66,2% tra chi ha conseguito al massimo la licenza
media. Rispetto all'anno precedente invece si riducono le
differenze tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti e
operai: nel 2022 la distanza era di 7,8 punti percentuali nel
2023 è di 5,2 punti percentuali.
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