Lo spreco alimentare vale in Italia 15 miliardi di euro all'anno, circa un punto di Pil (senza considerare i costi ecologici): nelle case degli italiani si buttano nella pattumiera alimentari per circa 6 miliardi di euro ogni anno, a cui vanno aggiunti 9 miliardi euro dello spreco di filiera.
Eppure nel nostro paese cresce il numero di persone che faticano a nutrirsi regolarmente, e oltre il 9,4% della popolazione versa in condizione di povertà.
Lo scrive il Wwf in
un comunicato in occasione della Giornata nazionale per la
prevenzione dello spreco alimentare.
Per il Wwf, ogni italiano getta nella spazzatura 300 euro di
cibo ogni anno. In questo cibo sono presenti 140 miliardi di
litri di acqua. In Italia, secondo i dati dell'Osservatorio
Waste Watcher, nonostante una maggior attenzione agli sprechi
alimentari, gettiamo individualmente poco meno di mezzo chilo di
cibo a testa ogni settimana, circa 25 kg in un anno, con in
testa frutta e verdura fresca, latte, yogurt, pane.
Se lo spreco alimentare fosse un Paese, sarebbe il terzo
maggiore produttore di gas climalteranti, dopo gli Usa e la
Cina. Lo spreco di cibo è responsabile del 20% del consumo di
acqua dolce e di fertilizzanti e del 30% dell'uso globale dei
terreni agricoli. Il valore economico del cibo sprecato a
livello globale si aggira intorno a 1.000 miliardi di dollari
all'anno, ma sale a circa 2.600 miliardi di dollari se si
considerano alcuni dei costi nascosti legati all'acqua e
all'impatto ambientale.
Nei Paesi ad alto reddito, le perdite si verificano
soprattutto a livello di post-vendita e di consumo, e variano
tra 124 e 154 kg pro capite all'anno. Il costo economico è
stimato al 10-25% della spesa alimentare annua delle famiglie.
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