Cgil, Cisl e Uil si esprimono a
favore di una legislazione di sostegno alla riduzione
dell'orario di lavoro con agevolazioni contributive o fiscali ma
salvaguardando il ruolo della contrattazione, che già l'ha
prevista in alcuni accordi nazionali, come quello dei bancari, e
aziendali. Emergono al tempo stesso alcune divergenze tra le
sigle in una serie di audizioni alla Commissione Lavoro della
Camara.
Secondo la segretaria confederale della Cgil Francesca Re
David, "per produrre una riduzione generalizzata dell'orario del
lavoro è necessaria una legge di sostegno" ma "anche il ruolo
della contrattazione collettiva è fondamentale, tanto nei
contratti nazionali tanto nella contrattazione di secondo
livello, particolarmente importante, in questo caso, perché i
lavori non sono tutti uguali".
Il segretario confederale della Cisl, Mattia Pirulli, chiede
che la riduzione di orari "non sia regolamentata da una legge ma
sia demandata completamente alla contrattazione collettiva
nazionale o più probabilmente" riconoscendo al tempo stesso che
"una normativa di supporto potrebbe essere utile" con
l'introduzioni agevolazioni contributive o fiscali.
E la segretaria confederale della Uil Tiziana Bocchi
definisce "indispensabile che la riduzione di lavoro a parità di
salario diventi uno degli obiettivi centrali della
contrattazione". "Una legge di sostegno - per Bocchi - potrebbe
essere utile", in un secondo momento, "se prima potessimo
mettere insieme le esperienze contrattuali che stiamo facendo e
le parti sociali" al ministero del Lavoro per arrivare a "un
avviso comune per meglio contrattare".
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