L'ultimo decreto sul Superbonus all'esame del Parlamento "rappresenta un passo necessario per ridurre l'incertezza sui costi del Superbonus; l'esperienza del decreto legge n. 11 dello scorso anno sembrerebbe sconsigliare, al fine della sua efficacia, allentamenti rispetto al testo originale".
Lo afferma la Banca d'Italia nella memoria consegnata alla commissione Finanze del Senato sul decreto. "Se neppure le nuove restrizioni dovessero frenare l'accumularsi dei crediti, l'unica via che rimarrebbe da percorrere - avverte - sarebbe l'eliminazione del Superbonus prima della sua naturale scadenza alla fine del prossimo anno".
"I crediti maturati nel 2021 e nel 2022 sono ad oggi stimabili, sulla base di informazioni ufficiali, nell'ordine rispettivamente dell'1 e di quasi il 3% del prodotto interno lordo. Sulla base di indicazioni riportate nel Def 2024, l'Istat il 5 aprile avrebbe stimato in via preliminare l'impatto per il 2023 in circa il 3,7% del Pil. A questi costi, complessivamente già pari a quasi l'8% del Pil, si aggiungeranno quelli derivanti dai crediti relativi al biennio 2024-25, il cui importo è di difficile valutazione allo stato attuale, data anche l'incertezza sugli effetti delle recenti modifiche normative". Lo scrive la Banca d'Italia nella memoria sul decreto superbonus depositata alla commissione Finanze del Senato.
"La stima del governo sui crediti del Superbonus maturati nel 2023 è passata, ad esempio, da 0,7 punti percentuali del Pil del Def 2023 a 1,8 punti della Nadef 2023 e a 3,7 del Def 2024", ricorda via Nazionale.
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