Cresce l'occupazione e cala il rischio di povertà anche se l'Italia resta al di sopra della media Ue: nel 2023 la percentuale di popolazione con un reddito disponibile equivalente inferiore alla soglia di rischio di povertà, fissata al 60 % del reddito disponibile mediano equivalente nazionale, è al 18,9% con un calo di 1,2 punti sul 2022 e ai minimi dopo il 2010 (era al 18,7%) ma comunque al di sopra della media Ue (16,2%). Le persone a rischio povertà sono 11,12 milioni, 676mila in meno del 2022.
Lombardia, Emilia Romagna e Veneto motore del Paese nel 2024
Anche nel 2024 la Lombardia, l'Emilia Romagna e il Veneto saranno le regioni che traineranno il Pil reale nazionale che, stando ai principali istituti di statistica, dovrebbe attestarsi attorno al +0,7%, contro il +0,1% della Germania, il +0,7% della Francia e il +2,1% della Spagna.
Lo rileva la Cgia secondo la quale la Lombardia dovrebbe crescere dello 0,95%, l'Emilia R. dello 0,86%, il Veneto dello 0,80%, mentre la Valle d'Aosta dello 0,81%.
Le prime tre. messe assieme producono il 41% del Pil nazionale, il 53% dell' export italiana e vi risiedono oltre 19 milioni di persone, il 33% dell'intera popolazione in Italia. Se le altre regioni del Centronord cresceranno tutte con incrementi che vanno dallo 0,5% in su, per contro le realtà geografiche del Mezzogiorno segneranno una variazione di crescita, sebbene sempre anticipata dal segno più, ma di modesta entità. Ad eccezione della Campania che dovrebbe aumentare il proprio Pil reale dello 0,57%, la Sardegna del +0,49%, la Sicilia del +0,46%, la Basilicata del +0,37%, la Puglia del +0,36%, l'Abruzzo e la Calabria del +0,23% e il Molise del +0,22%.
Come evidenziato dalla Banca d'Italia, nel 2024 la crescita dell'Italia sarà molto contenuta e in massima parte sostenuta dal buon andamento dei servizi (in particolare dal turismo) e dell'export. L'industria in senso stretto, invece, è destinata a subire un deciso ridimensionamento: in particolare nel settore della moda (tessile, abbigliamento, calzature e accessori), dell'automotive e del metallurgico (produzioni siderurgiche, di semilavorati e di preziosi). Anche gli investimenti non dovrebbero subire particolari incrementi, mentre i consumi delle famiglie sono destinati a salire nella seconda parte dell'anno, dopo il calo registrato tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024. Se si misura la variazione del Pil reale tra il 2024 e il 2019 (anno pre pandemico), quasi tutte le regioni hanno recuperato abbondantemente il terreno perduto. La Lombardia può contare su un Pil del 6,65% superiore al dato conseguito nel 2019, la Puglia +6,18% e l'Emilia R. +5,62%. Bene anche le altre tre regioni del Nordest: il Trentino A.A.+4,98%, il Friuli V.G. +4,77% e il Veneto +4,60%. Le uniche realtà che, invece, non sono ancora ritornate ai livelli pre-Covid sono l'Abruzzo con -0,23% e l'Umbria -0,26%.
A guidare la classifica tra le 107 province è Milano per la quale si prevede una crescita dell'1,14%. Seguono Pavia +1,01%, Vicenza +0,98%, Bologna +0,95%, Modena +0,92% e Pordenone +0,88%. Per 9 c'è una crescita negativa e le situazioni più difficili interesserebbero Crotone e Isernia, entrambe con -0,13%, Ragusa -0,14% e, ultima, Vibo Valentia -0,23%. Infine, mettendo a confronto la il valore aggiunto previsto nel 2024 con quello del 2019 (anno pre Covid), Rieti ha registrato un +14,34%, la più alta di tutto il Paese. Seguono Siracusa con il +12,95%, Taranto +12,69% e Modena +11,60%.Le situazioni più critiche sono a Fermo con una variazione del valore aggiunto del -2,06% L'Aquila con il -2,14%, Sondrio -3,26% e Firenze -3,68%.
Nella classifica del Pil pro capite a parità di potere d'acquisto delle 240 regioni presenti nell'Unione Europea, nel 2022 ,la regione più ricca è l'irlandese Southern con un importo pari a 101.200 euro. Seguono Luxembourg con 90.900 euro e l'irlandese Eastern and Midland con 87.600 euro. La Provincia Autonoma di Bolzano è il primo territorio italiano ma si colloca al 13/o posto con 56.900 euro. Seguono la Provincia Autonoma di Trento al 33/o posto con 46.100 euro, la Lombardia al 34/o posto con 46.000 euro e la Valle d'Aosta al 35/o posto con 45.700 euro. Il Mezzogiorno è nella parte bassa della classifica: la Puglia al 200/o posto con un Pil pro capite di 22.900 euro, la Campania è al 205/o posto con 22.200 euro, la Sicilia al 211/o con 21.000 euro e, infine, la Calabria al 215/o posto con 20.300 euro. Fanalino di coda in Ue è la regione bulgara di Severozapaden con soli 14.100 euro.
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