La commissione Finanze del Senato
chiede al governo di valutare l'ipotesi di abbassare
notevolmente l'aliquota agli autonomi che decidessero di aderire
al concordato preventivo biennale. Insomma un maxisconto.
La commissione, nel parere al decreto legislativo correttivo
del concordato, indica infatti al governo tra le condizioni di
valutare se "i contribuenti possano optare per tale imposta
sostitutiva calcolata su una base imponibile pari alla
differenza, se positiva, tra il reddito di lavoro autonomo e di
impresa concordato e il corrispondente reddito del periodo
precedente a quelli cui si riferisce la proposta, rettificato
applicando un'aliquota del 10, del 12 o del 15 percento,
rispettivamente se il livello Isa del periodo di imposta
precedente a quello del concordato, sia non inferiore a 8, non
inferiore a 6 e inferiore a 8, ovvero inferiore a 6".
Inoltre "appare opportuno sottolineare il carattere
sperimentale del concordato preventivo biennale, poiché da più
parti è stato esposto il rischio di un mancato raggiungimento
dell'equilibrio tra discrezionalità dell'Agenzia nel proporre il
concordato e la tutela del contribuente nel vedersi riconosciuti
tutti gli elementi (positivi o negativi) che concorrono ad un
realistico risultato reddituale".
La Commissione "ritiene essenziale approfondire la necessità
di garantire tale equilibrio pena la mancata adesione
all'istituto innovativo del concordato; in tale prospettiva si
sollecita il governo a introdurre un regime di incisiva
premialità per i contribuenti aderenti al concordato proposto,
anche con il rinvio del versamento dell'acconto all'anno
successivo con opportune rateizzazioni".
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