La tabella con i dati di produzione degli stabilimenti italiani riassume alla perfezione le parole del segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano: "Il 2024 sarà ricordato come l'anno nero di Stellantis".
Per la prima volta tutte le unità produttive italiane del gruppo hanno chiuso in negativo. Mirafiori -69,8%, appena 25.920 veicoli prodotti contro gli 85.940 del 2023; Maserati Modena -79%, Cassino -45%, Pomigliano -21,9%, Melfi -63,5%.
Solo Atessa ha fatto registrare un calo meno marcato, con la produzione di veicoli commerciali scesa, rispetto al 2023, del 16,6%. È quanto emerso dal report dettagliato presentato oggi a Torino dalla Fim-Cisl. Stellantis in Italia ha prodotto nei dodici mesi appena trascorsi 475.090 unità (-36,8%), tra auto e furgoni, contro le 751.384 dell'anno prima. In particolare, le auto hanno fatto registrare un -45,7% con 283.090 unità: "Per trovare un dato così basso di produzione bisogna spostare le lancette al 1956", sottolinea il sindacato. Il titolo Stellantis è scivolato anche in Borsa dopo i dati sulle immatricolazioni. La casa automobilistica ha immatricolato in Italia nel 2024, secondo le elaborazioni di Dataforce, 452.615 auto (-9,9% sul 2023) e la quota di mercato si è attestata al 29%, in calo del 3%. Al netto dei dati negativi del 2024, a preoccupare è l'immediato futuro: "Come affermato dall'azienda per tramite di Jean Philippe Imparato, nell'ultimo incontro del 17 dicembre, la situazione in termini di volumi non subirà significative modifiche nel corso del 2025 - conferma Uliano, citando quanto detto dal responsabile europeo del gruppo - anche i nuovi lanci produttivi di Melfi, Cassino e Mirafiori impatteranno solo dal 2026".
Circostanza che renderà fondamentale, anche nell'anno appena iniziato, il ricorso agli ammortizzatori sociali. La Fim-Cisl ha già sollecitato anche il Governo: "Abbiamo una previsione di 25mila lavoratori a rischio tra Stellantis e l'indotto. In questa fase di transizione, per evitare di perdere posti, abbiamo bisogno della proroga degli ammortizzatori sociali, a partire da quelli che scadranno nel corso di quest'anno". Nel 2024, in tutti gli stabilimenti si sono moltiplicati gli stop produttivi: è successo a Mirafiori come a Pomigliano, a Melfi come a Cassino. Alla Maserati di Modena, nell'ultimo trimestre, si è lavorato solo per dieci giorni. "Stellantis ha ribadito, per il 2025, due miliardi di investimenti e sei miliardi di acquisti ai fornitori italiani - aggiunge il segretario generale della Fim-Cisl - e ha promesso più attenzione verso la produzione nel nostro Paese. È sicuramente un cambio di impostazione, con un piano di investimenti aggiuntivo rispetti al piano industriale precedente, da noi giudicato insufficiente. Mancano però risposte su alcuni aspetti determinanti come la Gigafactory e il rilancio di Maserati. Abbiamo chiesto di approfondire a breve sia con Stellantis che con il Governo".
Per il sindacato la crisi del settore necessita in tempi brevi di una risposta a livello internazionale. Per questo il 5 febbraio, a Bruxelles, è in calendario una manifestazione dei metalmeccanici del settore automotive di IndustriAll Europe. "La situazione diventa sempre più critica e l'automotive Italiano è condizionato anche dalle scelte che l'Europa sarà in grado di assumere - aggiunge Uliano -. Il crollo dei volumi sui mercati e la transizione verso elettrico e digitale sono una tempesta perfetta che colpisce tutta l'Europa e il suo tessuto industriale più rilevante". La Fim-Cisl infine ha giudicato negativamente la decisione del Governo di tagliare i fondi auto per 4,5 miliardi: "Anche se per il 2025 si è corsi al riparo, il problema per i prossimi anni rimane. È evidente a tutti che i singoli Paesi non sono in grado di rispondere in maniera sistematica ad una crisi che investe tutte le case automobilistiche".
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