L'inflazione rallenta a gennaio, fermandosi allo 0,9% rispetto all'1,1% di dicembre, come anticipato dall'Istat nelle stime preliminari. Su base mensile, l'indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,1%.
"Il 2019 si apre con un'inflazione in rallentamento e che accentua i segnali di debolezza dell'ultima parte del 2018, scendendo sotto il punto percentuale", è il commento dell'istituto di statistica. Il rallentamento dell'inflazione a gennaio è imputabile prevalentemente ai prezzi dei beni energetici sia nella componente regolamentata (da +10,7% di dicembre a +7,9%) sia in quella non regolamentata (da +2,6% a +0,3%). Questa dinamica è stata in parte mitigata dall'accelerazione dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +0,6% a +2,2%) e in misura minore dei Beni alimentari non lavorati (da +1,3% a +1,7%).
Il carrello della spesa. Rallenta dunque la crescita dei prezzi dei prodotti di largo consumo, secondo i dati definitivi dell'Istat. I prezzi del cosiddetto carrello della spesa con i beni alimentari, per la cura della casa e della persona passano a +0,6% a gennaio (da +0,7% di dicembre), con aumenti inferiori all'indice generale. In particolare l'inflazione scende a zero per i beni alimentari (da +0,5%) di dicembre. Rincari doppi rispetto alla media dei prezzi riguardano, invece, gli alimentari non lavorati (+1,7%) sulla spinta dei vegetali freschi o refrigerati i cui prezzi aumentano del 6,4% su anno (sette volte di più del tasso generale). L'aumento dei prezzi delle verdure secondo la Coldirett è conseguenza del clima pazzo che ha sconvolto i raccolti e ridotto le disponibilità sui mercati. E' quanto afferma la Coldiretti, nel commentare i dati Istat sull'inflazione a gennaio. Sono gli effetti dell'ondata di maltempo, sottolinea la Coldiretti, che ha colpito l'Italia il mese scorso con gelo e neve alla quale è seguita un'anomala ondata di calore che ora rischia di mandare in tilt le coltivazioni pronte alla ripresa vegetativa. A preoccupare è la 'finta primavera' che inganna le coltivazioni rendendole particolarmente vulnerabili al freddo siberiano in arrivo. Cambiamenti climatici, precisa la Coldiretti, che colpiscono direttamente le imprese agricole impattando sulla loro economia, mentre per i consumatori sono costretti a fare i conti con le fluttuazioni anomale nei prezzi dei prodotti che mettono nel carrello della spesa.
L'impatto sulle famiglie. L'inflazione a un tasso dello 0,9% comporta aumenti "rilevanti" per le famiglie secondo Federconsumatori, che calcola aggravi di circa 266,40 auro annui a famiglia, in base ai dati Istat. "Nella fase attuale di recessione, importi come questo mettono a dura prova i bilanci familiari e, di conseguenza, l'intero sistema economico a causa dell'ulteriore contrazione della domanda interna", si legge in una nota. "Il reddito non cresce abbastanza rispetto all'andamento dei prezzi", continua il testo spiegando che dal 2013 al 2018 abbiamo registrato una crescita del reddito medio del +4,4% (3,8% al netto dell'inflazione), mentre l'incremento della spesa è stato del +6,4%. L'associazione indica poi due "gravi minacce" che potrebbero aggravare questa situazione: l'aumento della pressione fiscale per i cittadini, con le addizionali regionali e comunali e l'incremento dell'Iva che si prospetta nei prossimi anni a causa delle clausole di salvaguardia della manovra. "Di fronte a tale situazione, il Reddito di Cittadinanza sia una misura inadeguata a fronteggiare i pesanti scenari che si prospettano", afferma il presidente della Federconsumatori, Emilio Viafora.
Le città più care. Bolzano e Reggio Emilia sono le città capoluogo con il maggiore tasso di inflazione a gennaio (entrambe con +1,7%). Segue Verona con +1,4%. Perugia (+0,5%), Firenze (+0,4%) e Potenza (+0,2%) sono invece quelli con la crescita più contenuta. L'Istat registra "rallentamenti dell'inflazione quasi ovunque". Il Nord-Est, che passa da +1,2% a +1,1%, è l'unica area del Paese che mostra un tasso superiore alla media nazionale. Il Nord-Ovest passa da +1,2% a +0,9% e le Isole da +1,0% a +0,9%. Il Centro (dove l'inflazione scende da +1,1% a +0,8%) e il Sud (da +1,0% a +0,8%) si collocano al di sotto dell'indice nazionale.
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