Lo 'spirito del Natale' risiede nel cervello e stimola l'impulso a fare i regali.
I tradizionali scambi di doni 'fanno bene' sia a chi li fa sia a chi li riceve, rafforzano le funzioni cognitive, consolidano le relazioni e aumentano la felicità. A studiare un rituale che sembra solo consumistico è Lorenzo Dornetti, psicologo e laureato in Neuroscienze. E' direttore di Neurovendita Lab, il laboratorio che applica le più recenti scoperte sul funzionamento cerebrale al campo del marketing e delle vendite. "Le neuroscienze si occupano dei regali di Natale perché non sono mai state trovate nella storia umana civiltà senza idea del dono - spiega Dornetti - quindi, si ipotizzano meccanismi forti biologici sottesi a questo rituale, sembra un tema "leggero" ma non lo è. L'economia costruisce i suoi rituali su un bisogno neurofisiologico, non il contrario".
Lo studio tiene conto anche del rapporto 2023 di Confcommercio in cui si conferma che, malgrado inflazione, guerre e difficoltà di ogni tipo, le famiglie italiane continuano a farsi i regali di Natale. Il 73,2% degli intervistati ha dichiarato di non rinunciarci, anche se si fa più attenzione al portafogli scegliendo doni meno costosi. "Uno studio classico ha dimostrato che i regali aumentano l'ossitocina, ormone associato alle relazioni di attaccamento - puntualizza Dornetti - gli umani sono animali sociali, deboli da soli, ma forti in gruppo". Ma non solo: i regali aumentano le funzioni cognitive. Uno studio del 2019 mostra come dopo lo scambio dei regali aumenti l'emoglobina ossigenata nella corteccia prefrontale e quindi le persone realizzano una performance maggiore ai test cognitivi. "La cosa divertente - osserva Dornetti - è che lo studio prevedeva budget bassi. Quindi anche un piccolo regalo aiuta a pensare meglio sia chi lo fa sia chi lo riceve". E ancora, i regali aumentano la felicità di chi li fa. Il primo studio del 2008, confermato da uno del 2020, dimostra che i livelli di felicità crescono in maniera significativa quando si fanno regali per gli altri rispetto che a sé stessi "confermando con le neuroscienze una lunga tradizione filosofica sull'egoismo del comportamento prosociale" dice Dornetti che rilancia: "esiste lo 'spirito natalizio' nel cervello? Studio più folle delle neuroscienze è stato ricercare se ci fosse una differenza anatomica tra chi avesse e non avesse lo spirito del Natale. Effettivamente è stata trovata un'area natalizia che si attiva solo per i soggetti con spirito natalizio alla visione di immagini di Natale, mentre non si attiva negli altri (è un network molto antico nei circuiti parietali). È un'area connessa alla trascendenza quindi alla spiritualità".
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