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L'Ue lima le stime di crescita per l'Italia, +0,7% nel 2024, +1% nel 2025

L'Ue lima le stime di crescita per l'Italia, +0,7% nel 2024, +1% nel 2025

Debito in crescita a 138,2% il prossimo anno, deficit giù al 3,4%. Il Pil dell'Eurozona a +0,8%, Germania in recessione. Gentiloni: 'Ritardi sul Pnrr potrebbero frenare l'economia. Impatto negativo del superbonus'

15 novembre 2024, 13:03

Redazione ANSA

ANSACheck
L 'Ue lima le stime di crescita per l 'Italia, +0,7% nel 2024, +1% nel 2025 - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Commissione europea lima nelle previsioni di autunno la crescita attesa per l'Italia. Il Prodotto interno lordo italiano è atteso ora in crescita dello 0,7% nel 2024, rispetto allo 0,9% delle previsioni di metà maggio. Nel 2025 è visto crescere dell'1%, rispetto all'1,1% delle stime di primavera. Per il 2026 il Pil è visto salire dell'1,2%.

Confermate invece le previsioni di crescita economica per l'Eurozona quest'anno, con un aumento del Prodotto interno lordo atteso in aumento dello 0,8%, come nelle previsioni di maggio. Lima la crescita attesa nel 2025, con il Pil visto salire dell'1,3%, rispetto all'1,4% indicato in precedenza. Nel 2026 il Pil nella zona euro è visto salire dell'1,6%. Limate anche le attese per l'Ue tutta, dove il Pil è visto crescere dello 0,9% nel 2024 (da 1%), dell'1,5% nel 2025 (da 1%) e dell'1,8% nel 2026. 

La Commissione europea vede il Pil della Germania in recessione allo -0,1% nel 2024 e in discesa dopo lo -0,3% registrato nel 2023. Bruxelles stima il Pil tedesco allo 0,7% nel 2025 e 1,3% nel 2026. Per restare ai Paesi più, guardando alla Francia, la Commissione europea stima il Pil all'1,1% nel 2024, 0,8% nel 2025 e 1,4% nel 2026. Per la Spagna la stima è al 3% nel 2024, 2,3% nel 2025 e 2,1% nel 2026.

Per quanto riguarda i dati italiani, Bruixelles stima che il debito pubblico sarà al 136,6% del Pil nel 2024, salirà al 138,2% nel 2025 e al 139,3% nel 2026. La previsione migliora le attese di primavera quando l'indebitamento pubblico italiano era atteso salire al 138,6 nel 2024 e al 141,7% nel 2025. Nel Documento programmatico di bilancio italiano inviato a Bruxelles il rapporto debito/Pil a fine 2024 è previsto al 135,8%. E' atteso al 136,9% nel 2025 e al 137,8% nel 2026.

Il deficit italiano scenderà invece al 3,8% nel 2024 dal 7,2% dello scorso anno, e scenderà al 3,4% nel 2025 e al 2,9% nel 2026. Il dato rivede al ribasso le stime di primavera (4,4% il disavanzo/Pil atteso nel 2024 e 4,7% nel 2025). Nello scenario indicato dal Documento programmatico di bilancio italiano il rapporto del deficit sul Pil scenderà al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026. 

In Italia "si prevede che il Pil reale crescerà dello 0,7% nel 2024, sostenuto dagli investimenti e dal calo delle importazioni. L'attività economica è destinata a crescere rispettivamente dell'1% e dell'1,2% nel 2025 e nel 2026, con l'aumento dei consumi e l'accelerazione della spesa correlata al Pnrr", afferma la Commissione europea nelle previsioni economiche d'autunno.

"Si prevede che l'eliminazione graduale di consistenti crediti d'imposta per l'edilizia abitativa e le entrate sostenute spingeranno il deficit pubblico in modo significativo verso il basso", segnala. "Al contrario, il rapporto debito/Pil è destinato a salire nel periodo di previsione, raggiungendo il 139,3% del Pil nel 2026 (dal 134,8% del 2023), spinto dall'impatto ritardato dei crediti d'imposta per la ristrutturazione degli alloggi maturati nel deficit fino al 2023".

L'incertezza e i rischi al ribasso per le prospettive economiche sono aumentati, prosegue l'analisi dell'esecutivo Ue, secondo la quale "la prolungata guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina e l'intensificarsi del conflitto in Medio Oriente alimentano rischi geopolitici e rischi per la sicurezza energetica. Un ulteriore aumento delle misure protezionistiche da parte dei partner commerciali potrebbe sconvolgere il commercio globale, gravando sull'economia altamente aperta dell'Ue".

Le stime sono state elaborate su i dati al 31 ottobre e ipotesi sulle politiche governative al 25 ottobre, senza conoscere l'esito delle elezioni Usa. "Sul fronte interno, l'incertezza politica e le sfide strutturali nel settore manifatturiero potrebbero comportare ulteriori perdite di competitività e gravare sulla crescita e sul mercato del lavoro. Inoltre, ritardi nell'attuazione dei Piani di Ripresa e resilienza o un impatto più forte del previsto dal consolidamento fiscale potrebbero ulteriormente frenare la ripresa della crescita. Infine, le recenti inondazioni in Spagna illustrano le conseguenze drammatiche che la crescente frequenza e portata dei disastri naturali possono avere non solo per l'ambiente e le persone colpite, ma anche per l'economia". 

 

Gentiloni: ritardi sul Pnrr potrebbero frenare la crescita, impatto negativo del superbonus

"Ritardi nell'implementazione dei Pnrr nazionali o un impatto più forte del previsto dal consolidamento fiscale potrebbero ulteriormente frenare la ripresa della crescita". "Per ora le nostre previsioni sono confermate". "Allo stesso tempo, se l'inflazione dovesse scendere più rapidamente del previsto, la politica monetaria potrebbe rivelarsi più accomodante". Lo ha detto il commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni presentando le previsioni economiche di autunno. 

"Per il debito" pubblico italiano, ha sottolineato Gentiloni, "non c'è dubbio che dopo una riduzione negli anni successivi alla pandemia ci sia una stabilizzazione" anche con l'attesa di un lieve aumento. "E' in parte consistente" ma è anche "dovuto al protrarsi dell'impatto del superbonus. Quindi credo sia abbastanza assodato che nell'insieme questa misura che pure aveva delle ragioni comprensibili è uscita un po' fuori dal controllo e ha avuto un impatto più negativo che positivo". 

"In Italia, si prevede che il Pil reale crescerà dello 0,7% nel 2024, come nel 2023, con investimenti infrastrutturali che compenseranno il freno all'edilizia residenziale. Gli investimenti sostenuti dal Pnrr dovrebbero riprendere nel 2025 e nel 2026, portando la crescita economica rispettivamente all'1 e all'1,2%", ha proseguito il commissario europeo.

Secondo Gentiloni inoltre "un'eventuale svolta protezionistica della politica commerciale statunitense sarebbe estremamente dannosa per entrambe le economie", quella degli Usa e quella europea. "La Commissione europea collaborerà con la prossima amministrazione statunitense per promuovere un'agenda transatlantica forte e garantire che i canali commerciali internazionali rimangano aperti, rendendoli al contempo più sicuri", ha concluso. 

Rispetto alla stima di nuove politiche protezionistiche negli Usa, inoltre, "è ovvio che questo scenario potrebbe avere ripercussioni in alcuni paesi, in particolare nei paesi" più esposti. "I due paesi con un surplus commerciale più elevato nei confronti degli Usa sono Germania e Italia". "Quindi c'è un potenziale impatto, soprattutto in alcuni Paesi. 

Bankitalia: a settembre debito stabile a quasi 3mila miliardi

Stabile il debito pubblico italiano a settembre, Secondo i dati della Banca d'Italia è salito di 700 milioni rispetto ad agosto, a quota 2962,3 miliardi di euro. Il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (25,5 miliardi) ha più che compensato la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (24,9 miliardi, a 40,3). Il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 0,4 miliardi, quello delle amministrazioni locali di 0,3 miliardi. Il debito degli Enti di previdenza è rimasto invece sostanzialmente stabile.

A settembre le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 38,5 miliardi, in aumento dell'8,6 per cento (3,0 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2023. Nei primi nove mesi dell'anno le entrate hanno toccato quota 410,1 miliardi, +5,7% (22,3 miliardi) rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente.

Ad agosto (ultimo dato disponibile) la percentuale di debito pubblico italiano detenuta dai non residenti è aumentata al 29,8% (dal 29,5 dello scorso luglio), mentre quella detenuta dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) è rimasta sostanzialmente stabile al 14,4%. La quota del debito detenuta dallo stesso istituto centrale è diminuita al 22,3% (dal 22,7 del mese precedente). 

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