Lavorare con le singole regioni
indiane, creare programmi "peer to peer" e attivare network
locali: sono alcune delle linee guide emerse da uno studio
curato dal Future Food Institute e dall'ufficio di Mumbai
dell'ICE, sulle opportunità e gli ostacoli offerti dall'India
alle startup italiane dei settori agritech, food-tech e
industria 4.0.
La ricerca, presentata oggi da Delhi nel corso di una conferenza
stampa online, individua quattro punti di forza del nostro
sistema: il know how nell'ambito dell'industria di
trasformazione e nell'industria dell'agritech; l'alto livello di
formazione dei team che compongono le startup; la cultura
alimentare vocata alla salute e allo star bene mediterraneo; la
competenza nel CPG (Consumer Packaged Goods) e nella ricerca e
sviluppo. In questi quattro comparti, è stato detto nel corso
della presentazione, l'Italia può fornire un supporto
determinante alla richiesta di innovazione proveniente
dall'India, paese che, secondo il World Economic Forum, si avvia
a diventare la terza potenza mondiale.
Il mercato indiano rappresenta non solo un'opportunità di
business, ma anche il contesto in cui sperimentare soluzioni
tecnologiche per il settore agroalimentare, che hanno un enorme
impatto dal punto di vista sociale e ambientale.
"Viviamo un momento particolarmente favorevole dei rapporti tra
Italia e India - ha dichiarato Vincenzo De Luca, Ambasciatore
d'Italia in India -. "In occasione dell'ultimo vertice tra i due
Paesi sono stati adottati una Dichiarazione Congiunta e un Piano
d'Azione 2020-2025 che incardinano strumenti di promozione
economica già avviati e definiscono linee nuove per la
collaborazione bilaterale. In tale contesto, la promozione della
nostra imprenditorialità più giovane, rappresentata dalle
start-up, è molto importante". (AMB)
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