Il Covid-19 non blocca gli
investimenti digitali delle piccole e medie imprese: nel biennio
2020-21 un'azienda su due ha adottato almeno una nuova
tecnologia. Chimica-farmaceutica e sistema casa i settori con la
maggiore spinta negli investimenti tecnologici, rispettivamente
con il 76% e 63% delle imprese che hanno introdotto
un'innovazione. Segue la tecnologia a quota 60%. È quanto emerge
da una indagine dell'osservatorio Market watch Pmi di Banca
Ifis, realizzata tra marzo e aprile insieme a Format research,
su un campione rappresentativo di 1.800 imprese italiane.
Una dinamica in crescita: la stima è di un aumento del 6% delle
Pmi che investiranno entro il 2023. Quanto agli utilizzi salgono
sul podio: dotazione di macchinari (54%), formazione per
aumentare le competenze del personale (38%), infrastruttura
digitale (26%).
Nel prossimo biennio le aree in cui le aziende prevedono di
investire maggiormente sono la digitalizzazione dei processi
(34%) e la sostenibilità (32%). Quanto alle risorse, il 56%
delle Pmi intervistate ha fatto ricorso all'autofinanziamento,
mentre il 35% a finanziamenti bancari. Solo il 7% ha impiegato
sostegni pubblici.
Sempre più cruciale poi il ruolo delle tecnologie 4.0. Il 73%
degli intervistati dichiara di utilizzarle già o di volerle
adottare nel biennio 2022-2023. Le tecnologie più presenti in
azienda sono: cyber security (31%), Crm (29%) e Cloud (25%).
Segnalati anche investimenti nell'industrial IoT, l'internet
delle cose (16%), supply chain management (15%), stampa 3d e
produzione additiva (8%), big data e intelligenza artificiale
(8%). Minori gli investimenti per robot collaborativi e
interconnessi (7% degli intervistati nell'ultimo biennio),
realtà aumentata (5%), nanotecnologie e materiali intelligenti
(1% di investimenti realizzati, ma con un +6% di crescita
prevista nel prossimo biennio).
Tuttavia, segnala l'osservatorio, l'innovazione non riguarda
nella stessa misura tutte le Pmi: nelle imprese che contano tra
50 e 249 dipendenti la percentuale raggiunge il 70%, nelle
piccole (20-49 addetti) il 55%, mentre nelle micro imprese sotto
i 20 dipendenti è pari al 47%.
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