A sollevare il contezioso era
stata la Camera di commercio della Maremma e del Tirreno, con
sede a Livorno e Grosseto. A spiegarlo lo stesso ente, che è
stato assistito dall'avvocato e costituzionalista Alfonso
Celotto.
La Cciaa aveva sollevato essendosi trovata "ad affrontare una
situazione paradossale: oltre ad aver subito una riduzione del
cinquanta per cento nei diritti attraverso i quali si
autosostiene, doveva versare allo Stato ogni risorsa ottenuta
attraverso tagli e risparmi, risorse che si traducevano in
mancati interventi sul territorio e investimenti sulla
struttura". "Nella sentenza n.210 depositata oggi (redattore il
giudice Angelo Buscema)" la Corte costituzionale "ha ritenuto
irragionevole l'applicazione alle Camere di commercio delle
disposizioni sull'obbligo di riversare al bilancio dello Stato i
risparmi derivanti dalle regole di contenimento della spesa, a
fronte della loro particolare autonomia finanziaria che preclude
la possibilità di ottenere finanziamenti adeguati da parte dello
Stato e interventi di ripianamento di eventuali deficit generati
dalla gestione amministrativa dei medesimi".
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