La magistratura l'ha lasciata nel
2017, quando ricopriva l'incarico di procuratore aggiunto di
Venezia, culmine di una carriera cominciata nel 1977 e che lo ha
visto affrontare tutte le questione più calde: a partire dalle
indagini sulle Brigate Rosse venete e sui sequestri di persona,
passando negli anni di Tangentopoli per l'inchiesta sulle coop
rosse ,fino ad arrivare al procedimento sul Mose di Venezia. Ma
la giustizia è rimasta sempre al centro dell'attenzione di Carlo
Nordio, il nuovo ministro chiamato alla guida del dicastero di
via Arenula. Lo dimostra anche l'impegno profuso negli scorsi
mesi in occasione dei referendum promossi dalla Lega e dei
Radicali: fautore da sempre della separazione delle carriere in
magistratura, è stato uno degli esponenti più rappresentativi
del Comitato per il sì.
Convinto garantista, Nordio - che è originario di Treviso e
ha 75 anni- di giustizia ha continuato a occuparsi nei suoi
interventi su diversi quotidiani . E a questo tema ha dedicato
sei libri. L'ultimo, pubblicato quest'anno, è una riflessione
che spazia da Tangentopoli al "crollo della magistratura".
Votato da Fratelli d'Italia come candidato di bandiera in
occasione dell'elezione del presidente della Repubblica, in
contrasto con la ricandidatura di Sergio Mattarella da parte
dell'allora maggioranza di governo, e poi eletto alle Politiche
in Veneto con Fratelli d'Italia, Nordio ha assunto spesso
posizioni "impopolari" dentro la magistratura, come quando si è
schierato per il sorteggio per la composizione del Csm. Da
tempo favorevole all'abolizione della legge Severino, dopo il
suo approdo in Parlamento ha chiarito però che in questo momento
c'è un'altra priorità: "la prima cosa da fare e' accelerare i
processi, che hanno tra l'altro un forte impatto sull'economia,
che ci costa due punti di Pil. In questo momento l'aspetto piu'
importante, ancora piu' della separazione delle carriere, del
Csm e' l'impatto che sull'economia puo' avere la giustizia".
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