(ANSA) - ROMA, 04 MAR - "Una gestione finanziaria ancora un
po' troppo "old style", legata a vecchie abitudini, appesantisce
l'amministrazione, col rischio di rallentare crescita e
competitività". Questa la fotografia che emerge dall'indagine
qualitativa condotta dall'Istituto di ricerca Rfr International
per la fintech Tot, piattaforma di finance management, su
piccole imprese e liberi professionisti.
L'indagine fotografa innanzitutto una diversità di
atteggiamenti nei confronti del conto, che vede da un lato i
liberi professionisti averne spesso uno solo ma con le stesse
caratteristiche di quello personale (stessa banca, tipologia e
persona di riferimento), e dall'altro le piccole imprese che ne
hanno più di uno, associato a specifiche funzioni e scelto in
base a caratteristiche solitamente di natura economica
(interessi migliori, costi ridotti, funzioni ad hoc…). Al
contempo, l'indagine evidenzia anche che ad accomunare i due
mondi è una generale propensione a mantenere vecchie abitudini
per cui si privilegia una proposta in qualche modo riconducibile
a operatori bancari tradizionali, lasciandosi guidare
dall'inerzia senza mettere in discussione scelte operate anche
molto tempo prima finché non intervengono esigenze nuove e
pressanti (il bisogno di un mutuo/una surroga; l'esigenza di un
leasing; l'urgenza di anticipi/crediti, così come il crescere
significativo dei costi del conto), che li spingono a
informarsi.
Operativa sul mercato da marzo 2022, con l'obiettivo di
semplificare la gestione amministrativa e finanziaria di liberi
professionisti e microimprese fino a 9 dipendenti, Tot ha
conquistato più di 1.200 clienti attivi che hanno effettuato
complessivamente 80.000 operazioni, con una media di 600.000€ di
transato con carta al mese. Secondo Bruno Reggiani, Coo e
co-founder di Tot, "la risposta ai bisogni di efficienza e
semplificazione per la gestione finanziaria e amministrativa di
professionisti e piccole imprese esiste e si trova nel digitale.
Per garantire maggiore competitività a queste attività, che
rappresentano l'ossatura economica del Paese, è però necessario
un cambiamento culturale. I giovani lo hanno già fatto e questo
li ha resi pronti a cogliere il valore aggiunto di nuovi
servizi; le caratteristiche demografiche del nostro Paese
impongono che questo passaggio venga fatto velocemente anche da
una fascia più matura". (ANSA).