"Le nostre cooperative indicano due
problemi - avverte Gamberini - il primo sono i maggiori costi
di accesso al credito. Le cooperative sono uscite da queste
crisi più solide, patrimonializzate e liquide. Oggi, però,
stanno usando la loro liquidità anche per sostenere gli
investimenti a costi più bassi, ma è uno sforzo che non può
durare. La vera emergenza strutturale, tuttavia, è la mancanza
di manodopera, che nei territori più dinamici affligge oltre la
metà delle imprese. L'Italia non ha bisogno di aumenti dei
tassi, ma di investimenti: la Bce deve rivedere le sue strategie
al riguardo. Le sfide green e digitale, oltre al Pnrr,
richiedono il supporto attivo di un fondo sovrano europeo
dedicato".
Dall'analisi delle performance del 2022, emerge che tra le
imprese che hanno visto crescere il proprio fatturato - con le
quote più rilevanti concentrate nelle cooperative culturali
(78,1%), dell'industria delle costruzioni (67,4%) e della
cooperazione sociale (62,9%) - il 39% ha registrato un
incremento superiore al 10%. Tra le cooperative che hanno
aumentato l'occupazione (il 31%, 5 punti in più rispetto al
2021), il 29% ha visto crescere l'organico di oltre il 10%.
Queste tendenze trovano sostanziale conferma anche nel
quadrimestre appena trascorso. Circa due terzi delle cooperative
(il 63%) registrano un livello stabile della domanda
destagionalizzata di prodotti/servizi rispetto allo stesso
periodo dello scorso anno. Di tono sostanzialmente positivo
anche le aspettative per i prossimi quattro mesi. Se più della
metà delle imprese si attende un livello stazionario della
domanda (59%), cresce la percentuale di quelle che la prevedono
in aumento (il 26%, ovvero 7 punti in più rispetto alla
precedente rilevazione), con grandezze superiori alla media al
Sud (35,4%). Di segno analogo le aspettative per l'occupazione:
il 67% la prevede stabile, il 23% in aumento (5 punti in più
rispetto alla precedente rilevazione) e il 10% in calo (2 punti
in meno).
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