Adeguare le pensioni del ceto medio
al costo della vita, soprattutto in un periodo storico dove
l'inflazione sta colpendo i cittadini. A dirlo è il Cida,
Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello
istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del
pubblico e del privato, durante un incontro pubblico che si è
svolto a Milano dal titolo "Siamo tutti lavoratori. Difendere le
pensioni e riportare equità".
In Italia oggi il 13% dei contribuenti ha un reddito, da
lavoro o da pensione, da 35 mila euro lordi in su e si fa carico
di circa il 60% di tutta l'Irpef. Eppure negli ultimi 25 anni le
pensioni dei dirigenti e di tutti coloro che hanno un reddito
pensionistico superiore a 4 o 5 volte il minimo Inps hanno
subito 5 contributi di solidarietà e 10 blocchi perequativi e in
30 anni hanno perso più di un quarto del potere d'acquisto.
Portato a dieci anni, ai pensionati sono stati tolti 40 miliardi
di euro proprio per il mancato adeguamento della pensione
all'inflazione nel 2023.
"Vogliamo essere costruttivi e arrestare il processo di
impoverimento che sta colpendo il Paese, nessuno escluso. Il
sistema previdenziale ed economico italiano non può attingere
alle tasche dei 5 milioni di italiani che, in servizio o in
pensione, pagano da soli il 60% dell'Irpef. Mentre tutti gli
altri sono quasi interamente assistiti. La sostenibilità sta nel
recupero deciso dell'evasione, che ormai viaggia a circa 100
miliardi ogni anno. E non può esserci sostenibilità senza
l'ampliamento della base contributiva e assicurativa attraverso
investimenti che favoriscano i lavoratori stranieri, l'aumento
delle nascite, l'estensione del lavoro femminile, retribuzioni
più alte, il rientro dei giovani dall'estero e un'istruzione di
qualità" ha dichiarato Stefano Cuzzilla, Presidente Cida nel suo
intervento.
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