Il 27,1% del fatturato delle
produzioni tipiche locali italiane, pari a 8,5 miliardi di euro,
è generato direttamente dalla Distribuzione Moderna attraverso i
marchi del distributore. È quanto emerge da uno studio
realizzato da The European House-Ambrosetti per Adm Associazione
Distribuzione Moderna e presentato nel corso della prima
giornata di Marca, fiera dedicata alla marca commerciale, in
corso oggi e domani a Bologna.
I prodotti a marca del distributore rappresentano oggi il
31,5% dell'intero giro d'affari del largo consumo confezionato
della Distribuzione Moderna in Italia, compresi i discount - nel
2019 era al 28,3%. Il 2023 è stato chiuso con un fatturato
record dei prodotti a marchio del distributore di 25,4 miliardi
di euro, registrando una crescita di +332 milioni di euro anche
nell'ultimo anno.
Questo sistema "coinvolge indirettamente circa 50
sotto-comparti economici e oltre 1.500 imprese del settore
agricolo e food (il 92% italiane e il 78% piccole e medie) che
producono alimenti commercializzati con la marca dell'insegna
della distribuzione moderna. Gli effetti dell'inflazione e della
riduzione dei volumi di vendita colpiscono perciò direttamente
il patrimonio di imprese locali italiane che rappresentano la
spina dorsale dell'economia del Paese", ha spiega Valerio De
Molli, managing partner e Ceo, The European House - Ambrosetti
durante il convegno di apertura di Marca.
Nel dettaglio, il 42% del fatturato complessivo dei prodotti
tipici abruzzesi è stato generato grazie ai prodotti a marchio
del distributore. Si scende al 40% per il Friuli-Venezia Giulia
e al 36,9% per la Campania. Seguono Umbria (26,8%) e Marche
(26,1%). Emilia-Romagna, Veneto e Lazio rientrano tra le prime
10 regioni, rispettivamente con il 25%, il 24,5% e il 23,8%
delle vendite di prodotti locali attraverso prodotti a marchio
del distributore. Seguono Toscana (23,3% del fatturato), Liguria
(23,2%) e Sicilia (22,7%). Al di sotto del 20% si collocano il
Trentino Alto Adige (19,3%), la Lombardia (19%), le Basilicata
(13,3%) e la Puglia (12,1%). Chiudono la classifica Molise
(9,8%), Calabria e Sardegna (entrambe al 4,8%).
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