I trend in corso, è stato spiegato,
non dipendono dalla qualità delle Pmi quotate o in via di
quotazione, ma piuttosto da una mancanza di liquidità e
partecipazione al mercato, resa evidente dall'andamento dei
volumi: gli scambi medi giornalieri su tutte le 204 società
quotate all'Egm da inizio anno si sono attestati a 9,6 milioni
(47.000 euro di media a società) con un calo del 16% rispetto
allo stesso periodo del 2023. Si conferma inoltre la marcata
stagionalità delle contrattazioni, concentrate nei periodi di
reporting season.
"Il listino azionario italiano è purtroppo caratterizzato da
alcuni limiti evidenti, tra cui spicca la generale difficoltà di
attrarre investitori istituzionali, una presenza fondamentale
soprattutto per le imprese a media e bassa capitalizzazione che,
più delle altre, faticano ad entrare nel radar dei grandi asset
manager nonostante le performance brillanti. Si tratta di
aziende ben diversificate con valutazioni interessanti, che
negli ultimi 18 mesi hanno sofferto un forte calo della
liquidità ma che, in una fase di normalizzazione del ciclo,
possono rappresentare un'ottima opportunità di medio termine",
ha detto Guglielmo Manetti, a.d. di Intermonte e Consigliere
AssoNext.
"Le protagoniste di oggi sono le pmi quotate su Egm: si
tratta di società 'reali' - non espressione di una finanza
'astratta' - che nel 2023 hanno contribuito al Pil del Paese con
un fatturato cumulato superiore ai 10 miliardi, che danno lavoro
a 34mila persone, generando una redditività a doppia cifra,
tutti dati in crescita rispetto al 2022. Il tema della liquidità
al centro del confronto di oggi non è più rinviabile", ha
affermato Emilia Orsini, segretario generale e responsabile
relazioni istituzionali di AssoNext.
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