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Cimbri, 'faccio il tifo per Orcel'. Fabi, 'golden power rischia'

MILANO, 05 ottobre 2024, 17:38

Redazione ANSA

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(di Alfonso Neri) L'Associazione bancaria italiana torna in campo a favore dell'operazione di Unicredit su Commerzbank. Lo fa il suo presidente Antonio Patuelli, in un modo indiretto ma chiaro. "Qui è in gioco l'Unione bancaria europea, che sancisce l'indipendenza assoluta della Bce: se operazioni di mercato venissero ostacolate da soggetti politici nazionali, questo ostacolerebbe la Bce", dice Patuelli.
    "Sarebbe molto più grave che il semplice ostacolo a un'operazione singola, sarebbe messa in discussione l'autonomia della Banca Centrale europea", spiega il presidente dell'Abi alla giornata dell'economia di Forza Italia, che si è tenuta a Milano, rispondendo a una domanda sul dossier.
    Ma a sostegno dell'interesse di Unicredit sul gruppo tedesco arriva anche il 'tifo' di Unipol. "Mi auguro che possa completarsi, perché è un'operazione potenzialmente creatrice di valore per gli azionisti e non vedo ragioni per cui possa essere osteggiata se non per localismi politici", spiega Carlo Cimbri, presidente del gruppo finanziario.
    "Io faccio il tifo per Andrea", cioè Orcel, l'amministratore delegato di Unicredit, aggiunge Cimbri. "In tutto questo però c'è un insegnamento da trarre: quando noi italiani andiamo all'estero siamo oggetto di regole a dir poco 'para-protezionistiche'", aggiunge il presidente Unipol, secondo il quale dobbiamo poi stare attenti al rischio di "diventare terra di conquista per gli altri", soprattutto nel settore del lusso.
    Il 'rischio reciprocità' viene individuato anche dal segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni. "Se l'operazione Unicredit-Commerzbank andrà in porto, è chiaro che il golden power perderà efficacia e nessun governo potrà più attivarlo qualora gruppi bancari o fondi esteri si interesseranno ad aziende e banche italiane", spiega il numero uno del maggior sindacato del settore.
    "I gruppi bancari del nostro Paese devono essere tutelati dalla politica e, per esempio, un gruppo come Intesa con oltre 72mila dipendenti è il principale datore di lavoro privato in Italia", aggiunge Sileoni. "Fino a oggi gruppi bancari stranieri hanno importanti partecipazioni in banche italiane e, se la Bce e l'Unione bancaria europea dovessero dare segnali di accelerazione sul tema delle aggregazioni, è chiaro che con l'eventuale precedente Unicredit-Commerzbank" i gruppi esteri "saprebbero farsi valere" in Italia, conclude il segretario della Fabi.
   

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