Per il secondo anno consecutivo, i
flussi migratori raggiungono ''livelli record, ma non sono fuori
controllo'': questo uno dei fondamentali insegnamenti delle
Prospettive Internazionali sulle migrazioni presentato oggi a
Parigi. Secondo l'Ocse, nel 2023, sono stati 6,5 milioni i nuovi
immigrati permanenti nei paesi Ocse, contro 6,1 milioni nel
2022. Circa un terzo dei 38 paesi aderenti all'organizzazione
hanno conosciuto livelli di immigrazione record nel 2023, in
particolare, Regno Unito, ma anche Canada, Francia, Giappone,
Svizzera. Larga parte dell'aumento è dovuto all'immigrazione
famigliare, cresciuta del 16%, ma anche l'immigrazione
cosiddetta umanitaria è in aumento (+20%).
Rimangono invece stabili le migrazioni legate al lavoro.
Secondo il rapporto Ocse, ''l'inserimento degli immigrati sul
mercato del lavoro continua ad arrivare a livelli mai raggiunti"
prima. ''La tendenza all'aumento post-pandemico dell'occupazione
degli immigrati - puntualizza l'organizzazione parigina - è
proseguito nel 2023, con livelli di occupazione storicamente
elevati registrati dall'Ocse e scarsi livelli di disoccupazione
rispettivamente al 71,8% e 7,3%" Dieci Paesi, tra cui Canada,
Regno Unito e Stati Uniti, come anche l'insieme dei 27 Paesi
dell'Unione europea, hanno recensito ''il tasso di occupazione
degli immigrati più elevato mai registrato". Per il direttore
responsabile per l'Occupazione e il Lavoro dell'Ocse, Stefano
Scarpetta, ''la forte domanda di manodopera nei Paesi di
accoglienza è stato uno dei principali motori delle migrazioni
nel corso dei due ultimi anni".
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