"Dopo la chiusura del ciclo post
pandemico -commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop -
l'anno che inizia inaugurerà una nuova fase. Questo triennio ha
costituito una congiuntura eccezionale e, nonostante tutte le
difficoltà che si sono manifestate, il nostro Paese ha mostrato
una capacità di reazione e una forza costruttiva come non si
vedeva da decenni". Le cooperative, "esercitando la loro
funzione economica e sociale di grande riequilibratore della
società italiana - spiega Gamberini - continueranno a lavorare
per il bene dell'Italia e per costruire una società più equa e
inclusiva, onorando al meglio il 2025 Anno Internazionale Onu
delle cooperative".
Tornando al sondaggio, il "tono" più positivo sulla
situazione familiare rispetto alle percezioni relative al
contesto generale trova una conferma nel fatto che 2
intervistati su 3 (il 63%) dichiarano di non essere preoccupati
per la situazione economica della propria famiglia e che il 70%
pensa di mantenere la stessa posizione lavorativa e la stessa
retribuzione, mentre il 28% pensa che sarà costretto a svolgere
lavori precari. Anche sotto questo aspetto sono comunque
rilevanti le differenze in base alla collocazione sociale.
Infatti, il 76% degli appartenenti al ceto popolare è
preoccupato per l'evoluzione della situazione economica della
propria famiglia e il 48% contempla la possibilità di dover
svolgere lavori precari.
La stessa divaricazione segna anche la percezione di essere
inclusi o esclusi dalla società. Il dato medio di chi sente di
essere completamente o in buona misura incluso (54%), sale al
72% per il ceto medio; la percentuale di chi si sente
parzialmente o totalmente escluso (il 43%) balza al 71% per il
ceto popolare.
Nella classifica delle preoccupazioni per il futuro, al primo
posto ci sono le guerre (60%), seguite dai cambiamenti climatici
(55%), da un'eccessiva ricchezza concentrata in poche mani (36%;
44% nel ceto popolare) e dall'inflazione (32%; 38% nel ceto
popolare).
Le parole considerate più importanti per il futuro sono pace
(41%), sicurezza (39%), giustizia sociale (38%), democrazia
(35%), uguaglianza e stabilità (entrambe al 33%).
Infine, fra gli aspetti problematici che segnano il contesto
sociale attuale e suscettibili di produrre criticità anche in
futuro, al primo posto ci sono le guerre (42%), seguite dalla
perdita di potere d'acquisto delle famiglie (39%, 46% nel ceto
popolare), dalla mancanza di prospettive per i giovani e di
stabilità nel lavoro (27%), dall'individualismo egoistico (26%).
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