"La ricerca pubblica è 'Cenerentola'
anche per l'Inps: tutti sembrano averli dimenticati, e non ci si
è accorti che circa due terzi dei 26.000 dipendenti degli Enti
pubblici di ricerca (Epr) subiranno una forte decurtazione della
pensione a causa dell'articolo 33 della manovra economica, che
rivede il rendimento dei versamenti 'ante 1996' per alcune
categorie di lavoratori pubblici". Lo afferma, in una nota, il
coordinatore nazionale di Fgu (Federazione Gilda Unams)
Dipartimento ricerca sezione Anpri Eleuterio Spiriti, che
ricorda come "il personale degli Epr è iscritto in gran parte
alla cassa Cpdel gestita dall'Istituto nazionale di previdenza.
Per molti di loro - aggiunge - al danno si aggiungerà la beffa
di aver dovuto sborsare cifre consistenti per riscattare gli
anni di laurea, circostanza ovviamente molto diffusa
nell'ambiente della ricerca pubblica, e vedere adesso in larga
parte vanificato questo sforzo".
Il nuovo metodo di calcolo, va avanti, "può produrre una perdita
di svariate migliaia di euro annui, fino a 11.000, sulla
pensione in funzione degli anni di contribuzione e dello
stipendio dell'epoca. A ciò si aggiunge, comunque,
l'inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione pure per
coloro che sono stati assunti dopo il primo gennaio 1996".
Così, si legge ancora, "si fa cassa sugli studiosi, che oggi
scontano una retribuzione media anche del 50% inferiore rispetto
agli omologhi degli Stati più avanzati, a danno della già scarsa
attrattività di una professione fondamentale per il progresso
del Paese, a cominciare dal ruolo degli Epr nei progetti del
Pnrr. Ecco perché - conclude il coordinatore Fgu - chiediamo al
Governo di mettere in atto una salvaguardia per i ricercatori
italiani che non meritano questo trattamento e vanno valorizzati
per il contributo decisivo che danno alla crescita economica,
civile e culturale dell'Italia", termina la nota.
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