"L'idea più ambiziosa in assoluto è
che PizzAut chiuda: se non c'è più bisogno di PizzAut, vuol dire
che questo mondo è diventato davvero inclusivo": parola del
fondatore della prima pizzeria in Italia gestita da ragazzi
autistici Nico Acampora, intervistato a margine del Festival del
lavoro, che oggi chiude i battenti alla Fortezza da Basso, a
Firenze.
"Andremo all'Onu, il 12 giugno, racconteremo il nostro
progetto, cucineremo e serviremo le pizze lì", dice, riferendo
l'intenzione, poi, di "costruire 600 posti di lavoro per persone
autistiche: una flotta di 'PizzAutObus'. Ci ha entusiasmato la
possibilità di fare un 'truck-food' per ogni provincia, e far
lavorare 5 ragazzi autistici" in ognuno di essi, mediante
"accordi con le scuole". "Un ragazzo che va in un istituto costa
dai 50.000 ai 200.000 euro l'anno allo Stato. Quando noi li
assumiamo, i ragazzi stanno meglio, e non sono più un costo.
Anzi, diventano contribuenti, versano le tasse", incalza.
Acampora ricorda che "in Italia si stima ci siano 600.000
persone autistiche, un bambino nato ogni 77 è autistico" ed è
"in assoluto la disabilità più diffusa. Noi, al momento, con
PizzAut - prosegue - stiamo facendo lavorare 41 ragazzi
autistici con un contratto a tempo indeterminato".
Ma, aggiunge, "sono ancora pochi", perciò "intendiamo
contaminare altre aziende: oltre alla flotta di 'PizzAutObus' ci
sono aziende che hanno l'obbligo di assunzione, però, non
sapendo come gestire la persona autistica, la mandano la
PizzAut, affinché noi possiamo pensare alla sua formazione in
ambito sociale e relazionale. E, poi, permettergli di rientrare
nell'azienda che l'ha assunto". Fra queste realtà produttive,
conclude Acampora, "ve ne sono di molto importanti, come
Autogrill e Danone", aziende che "stanno nutrendo l'inclusione
insieme a noi".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA