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Giovani avvocati, 'sì a riforma dell'amministratore di sostegno'

Giovani avvocati, 'sì a riforma dell'amministratore di sostegno'

Proposta dell'Aiga inviata in commissione Giustizia alla Camera

ROMA, 07 ottobre 2024, 18:17

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L' Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) fa sapere di aver inviato ai capigruppo della commissione Giustizia della Camera una proposta di legge per riformare la figura dell'amministratore di sostegno.
    "L'iniziativa - spiega una nota dell'organismo dei legali under45 - mira a garantire una tutela più efficace dei diritti delle persone in condizioni di vulnerabilità e a valorizzare il ruolo cruciale svolto dai professionisti iscritti in albi professionali chiamati a rivestire il ruolo di amministratori di sostegno, quali ausiliari del giudice". I principi cardine della proposta, si legge, "riguardano la corretta e puntuale individuazione delle attività di competenza dell'amministratore di sostegno, il riconoscimento della natura professionale (non volontaristica) dell'attività svolta dall'amministratore di sostegno, con conseguente liquidazione di un compenso (non di un'indennità) adeguato e dignitoso, l'applicazione della normativa che regola il patrocinio a spese dello Stato, in presenza dei necessari requisiti di legge".
    E, indicano i giovani avvocati, "laddove la nomina dell'amministratore di sostegno ricada su figure esterne all'ambito familiare, o istituzionale, scegliendole in appositi elenchi di professionisti in materie giuridiche o economiche, l'istituto non può più essere di natura socio-assistenziale e di mera gratuità", afferma il presidente dell'Aiga, Carlo Foglieni.
    Difatti, "il tempo e le risorse impiegate nella gestione dell'incarico non possono in alcuna misura essere ritenuti congruamente retribuiti mediante la corresponsione di un'indennità annuale, liquidata dal giudice tutelare, solo in presenza di disponibilità sufficienti nel patrimonio dell'amministrato e in via forfettaria, in assenza di precisi riferimenti normativi. È evidente la lesione della dignità professionale dei soggetti incaricati e il Legislatore - conclude - non può più ignorare il problema, pena il rischio di una progressiva e cronica carenza di professionisti disposti ad accettare tale fondamentale ufficio".
   

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