"Voglia il Cielo che sulla terra, devastata da troppi conflitti, si ricreino anche oggi, nel rispetto delle leggi internazionali, le condizioni di quella che un tempo fu la 'pax mongolica', cioè l'assenza di conflitti", ha detto papa Francesco alle autorità della Mongolia durante il suo viaggio nel paese asiatico. "Passino le nuvole oscure della guerra, vengano spazzate via dalla volontà ferma di una fraternità universale in cui le tensioni siano risolte sulla base dell'incontro e del dialogo, e a tutti vengano garantiti i diritti fondamentali! - è stato il suo appello - Qui, nel vostro Paese ricco di storia e di cielo, imploriamo questo dono dall'Alto e diamoci da fare insieme per costruire un avvenire di pace".
"Quello che per noi cristiani è il creato - ha aggiunto il Pontefice - cioè il frutto di un benevolo disegno di Dio, voi ci aiutate a riconoscere e a promuovere con delicatezza e attenzione, contrastando gli effetti della devastazione umana con una cultura della cura e della previdenza, che si riflette in politiche di ecologia responsabile. La visione olistica della tradizione sciamanica mongola e il rispetto per ogni essere vivente desunto dalla filosofia buddista rappresentano un valido contributo all'impegno urgente e non più rimandabile per la tutela del pianeta Terra".
Papa Francesco ha quindi incontrato i vescovi e rappresentanti del clero nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Ulan Bator, situata nel distretto di Bayanzurkh, nella parte orientale della capitale mongola. Presenti circa 2mila persone, fra sacerdoti, missionari, consacrati e operatori pastorali.
"Il problema qui è questo: c'è la libertà religiosa, ma se tu vuoi stare qui come religioso, devi avere un permesso particolare da rinnovare ogni anno. E questo crea un sacco di problemi", ha riferito a margine dell'incontro il missionario della Consolata padre Ernesto Viscardi, in Mongolia da 19 anni. Oggi qui non siamo Chiesa, qui siamo una Ong. Ufficialmente la Chiesa è una Ong straniera".
IL PAPA IN MONGOLIA
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