"Dovrebbe essere un'udienza normale, ma siamo in Ungheria e non si sa mai cosa può succedere": Roberto Salis tre giorni fa aveva già messo in conto possibili colpi di scena, ma di certo non si aspettava che il giudice rivelasse "bellamente" in aula l'indirizzo dell'appartamento in cui sua figlia Ilaria è arrivata ieri, distruggendo davanti a pubblico e stampa tutto il tentativo di mantenerlo segreto per ovvie questioni di sicurezza.
È questo il caso della prima udienza che l'attivista italiana affronta senza manette ai polsi, catene ai piedi e agenti in tenuta antisommossa attorno, ma solo con un dispositivo elettronico alla caviglia che le dà fastidio, ma niente in confronto al guinzaglio con cui veniva portata in aula.
Dall'arrivo in taxi scortata da suo padre agli applausi degli amici, compreso Zerocalcare, quando esce dal tribunale di Budapest, è decisamente un giorno diverso rispetto agli ultimi 460 trascorsi in carcere: "Voglio solo ringraziare tutti quelli che mi hanno supportato", dice la candidata alle europee con Avs, prendendo posto per la terza udienza del processo in cui è accusata di aver partecipato a due aggressioni nei confronti di militanti di estrema destra e di far parte di un'associazione criminale.
E il colpo di scena arriva subito, ma non dall'accusa o dai tre testimoni chiamati a deporre, nessuno dei quali riconosce Ilaria Salis tra gli aggressori: è infatti il giudice monocratico Josef Szos, nell'aprire formalmente l'udienza, a rivelare il domicilio della 39enne insegnante milanese, provocando l'immediata reazione di suo padre Roberto che si gira verso l'ambasciatore italiano a Budapest Manuel Jacoangeli, chiedendogli di fare qualcosa. "E subito - spiega poi Jacoangeli - abbiamo inviato alle autorità ungheresi una nota segnalando quanto avvenuto e chiedendo l'adozione di tutte le misure necessarie per garantire un'adeguata sicurezza a Ilaria Salis".
Non basta, però, a Roberto Salis che parla di "modalità incredibile con cui è stato bellamente diffuso l'indirizzo di residenza di Ilaria" e di "situazione ingestibile", annunciando un'interrogazione parlamentare di Avs: "E' bene - aggiunge - che il governo prenda posizione e deve fare in modo o che Ilaria venga portata ai domiciliari in Italia immediatamente, o che venga trasferita in ambasciata".
Ipotesi quest'ultima già scartata in passato, visto che significherebbe comunque un trasferimento in territorio italiano impossibile senza una decisione del giudice che, denuncia ancora Roberto Salis, "di fatto rappresentava il pubblico ministero con una visione del tutto di parte".
Prima di sentire i testimoni, il giudice respinge la richiesta di rinvio presentata dalla difesa in attesa che tutti gli atti siano disponibili in italiano e accetta che Zoltan Toth, primo testimone e vittima dell'aggressione del 10 febbraio del 2023, si costituisca parte civile ben oltre il termine dell'udienza preliminare del 30 gennaio.
Toth spiega di non sapere chi l'abbia aggredito, "non so se fossero uomini o donne", aggiunge, e presenta un referto che certifica la rottura di tre costole redatto però tre mesi dopo l'aggressione da un ospedale di Debrecen, ben più grave rispetto a quello avuto dall'ospedale di Budapest il giorno in cui è stato picchiato.
"Ne sono successe di tutte i colori", riassume Eugenio Losco, uno dei legali italiani di Ilaria Salis. Se lei non sarà eletta al parlamento europeo, il 6 settembre riprenderà lo scontro tra difesa e giudice.
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