/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Il linguaggio della cronaca nera

Il linguaggio della cronaca nera

Tre casi a confronto, parole che escono, parole che entrano

06 aprile 2014, 12:24

di Enzo Quaratino

ANSACheck

Il linguaggio della cronaca nera - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il linguaggio della cronaca nera - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il linguaggio della cronaca nera - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un'analisi empirica del linguaggio della cronaca nera è stato fatto di recente mettendo a confronto le espressioni utilizzate nelle notizie dell'ANSA per raccontare tre noti fatti di sangue:

• il massacro di Novi Ligure, del 2001 (Erika De Nardo e il suo fidanzato di allora Mauro Favaro uccisero la madre e il fratello di lei, Susanna Cassini e Gianluca De Nardo)

• l'omicidio di Cogne, del 2002 (Annamaria Franzoni uccise il figlio di tre anni, Samuele Lorenzi);

• il delitto del "canaro" (Pietro De Megni salì alla ribalta della cronaca nera per il brutale omicidio dell'ex pugile dilettante Giancarlo Ricci, torturata a lungo e mutilata a più riprese prima d'essere finito), datato 1988, e dunque antecedente di oltre un decennio rispetto ai primi due.

   Il risultato è stato sorprendente: è infatti emerso come il delitto sia sempre COMPIUTO e l'assassino, o il presunto tale, venga FERMATO in seguito alle attività svolte dagli INVESTIGATORI, sulla base delle affermazioni dei TESTIMONI, che contribuiscono a far scoprire chi ha UCCISO.

   Tra le migliaia di parole usate per descrivere e raccontare i tre clamorosi fatti di sangue (due, come detto, separati tra loro da appena un anno, l’altro di quasi 15 anni prima), sono solo questi cinque termini – COMPIUTO, FERMATO, INVESTIGATORI, TESTIMONI, UCCISO – a ricorrere in maniera comune nei tre testi. Ricorrenze più frequenti emergono nel raffronto tra le espressioni utilizzate per raccontare il massacro di Novi Ligure e l’omicidio di Cogne, rispetto alla distanza lessicale – in un diverso panorama sociale e culturale – tra questi due delitti e quello del "canaro".

   Similitudini, quelle tra Cogne e Novi Ligure, dettate soprattutto da un comune scenario giudiziario e investigativo nel quale le figure protagoniste sono ricorrenti: i CARABINIERI, ed in particolari quelli del RIS (l'investigazione scientifica non aveva certo avuto nel 1988 una così netta fisionomia anche organizzativa) ed i loro RILIEVI, il il GIP (figura assente nella procedura penale al tempo del "canaro", quando operava il GIUDICE ISTRUTTORE), ed ancora, l'analisi di un MOVENTE per il quale, con l'obiettivo di RICOSTRUIRE quanto accaduto, si danno da fare (ecco altre figure professionali entrate solo di recente nella cronaca giudiziaria) PSICHIATR I FORENSI, ANATOMOPATOLOGI e CRIMINOLOGI. Di loro non vi è traccia nelle notizie sul delitto del "canaro".

(Enzo Quaratino)

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza