La ricchissima Tehran è una città dai fenomeni insospettabili, come quello del miraggio chirurgico, con migliaia di occidentali che da mezzo mondo si recano nelle sue cliniche di primissimo livello a rifarsi labbra e seni a prezzi stracciati, o dove - nonostante la religione - un uomo può diventare donna e vice versa con il sostegno dello Stato. Al tempo stesso è una temutissima capitale politica, come dimostrano le postazioni contraeree visibili dalle strade, e dove le scolaresche vanno in visita nelle basi nucleari. Ma l'hobby nazionale e fare tranquillissimi picnic nei parchi pubblici, e il gioco più diffuso sono gli scacchi! In primavera si possono vedere centinaia di persone giocare all'aperto. Nelle zone meno inquinate, s'intende: Tehran infatti è la città dello smog, come anche della lotta all'inquinamento, però, con un efficiente sistema di blocco del traffico automatico e contemporanea immisisone di bus e metro aggiuntivi in linea. E' la metropoli delle donne col capo velato, ma anche con il tacco da '18' e una gran voglia di sfondare nella professione e nella vita pubblica. E proprio nella capitale, dove ormai aprono bookshop e atelier, e dove le donne sono sempre più disinvolte nello sconcerto dei 'tradizionalisti', si può capire dove stia andando l'Iran di oggi, a una velocità doppia delle altre nazioni dell'area.
Parlare di Iran significa infatti anche scienza, ricerca medica, soluzioni innovative nella chirurgia, nelle nanotecnologie, nell'informatica, nell'ingegneria civile. E po cinema, arte figurativa, design e fotografia. Basti pensare al premio Nobel per la matematica, donna e iraniana, la ricercatrice naturalizzata statunitense Maryam Mirzakhani, che lo ha vinto per i suoi studi sulla geometria iperbolica, o alla ricercatrice Soodabeh Davaran, premio Unesco per i contributi alla scienza e alla nanotecnologia. O ai nuovissimi farmaci antitumorali di cui gli iraniani hanno il brevetto mondiale (e che vengono vendutio a prezzi calmierati). E poi ai premi vinti dai più famosi cineasti, Mohsen Makhmalbaf, Jafar Panahi, Abbas Kiarostami e molti altri.
Insomma è evidente che l'Iran vive forti contraddizioni, con punte di oscurantismo e al contempo di modernità sorprendenti. Anche con tentativi di mediazione tra gli estremi abbastanza curiosi, come le sfilate di moda per chador e manteau (l'onnipresente soprabito abitualmente usato sopra i jeans o i leggins, ndR) l'8 marzo, data non istituzionalizzata ma molto sentita tra i giovani, che incarnano il tentativo di rendere trandy gli abiti tradizionali con un'operazione modaiola molto "western style".
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