Uno dei rari focolai, nel Belgio francofono, del fondamentalismo islamico solitamente concentrato nelle zone fiamminghe di Bruxelles e di Anversa.
Così viene indicata oggi dai media e dagli inquirenti Verviers, la cittadina belga a una ventina di chilometri da Liegi, che ieri è stata teatro della sparatoria nel corso della quale le forze speciali anti-terrorismo della polizia federale hanno ucciso due sospetti jihadisti.
Da questa città di stima che almeno una decina di persone sia partita per combattere in Siria con le forze dell'Isis. Le testimonianze raccolte sul posto sono concordi nell'indicare i due fattori che hanno fatto di Verviers un covo jihadista: l'attività svolta da un Imam nella moschea somala (che proprio per questo è stato espulso lo scorso luglio) e la presenza in città di una consistente comunità cecena arrivata dopo lo scoppio della guerra.
"Qui siamo in una zona centrale tranquilla, tra il tribunale, il comune e la stazione", ha detto oggi all'Ansa un belga che ora abita a Verviers dopo aver trascorso dieci anni a Terni per motivi di lavoro e che si è fermato a curiosare davanti al luogo della sparatoria. "Ma basta andare nella parte bassa della città per trovare zone dove c'è da aver paura ad andare".
Questa cittadina di circa 85000 abitanti, situata a pochi chilometri da Olanda e Germania, ospita ben 117 nazionalità differenti appartenenti a diverse religioni. Oggi pomeriggio rue de la Colline, dove affaccia la casa-covo dei sospetti jihadisti, è stata riaperta al passaggio e subito un gruppo di curiosi è entrato nello stabile dove sono ancora evidenti le tracce di quanto avvenuto ieri in seguito al conflitto a fuoco.
Dopo poco la polizia è tornata sul posto e ha fatto nuovamente sgomberare l'immobile.
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