In Israele l'opposizione di
sinistra rischia di subire una emorragia di voti nelle elezioni
politiche del 17 marzo e di perdere uno o due seggi alla
Knesset. Lo afferma la stampa odierna commentando dissidi
maturati fra il partito della sinistra sionista Meretz e la
Lista araba unita.
Ieri avrebbero dovuto siglare un accordo bilaterale per la
spartizione dei 'voti in eccedenza': ma la strenua opposizione
manifestata da una componente nazionalista all'interno della
Lista araba unita ha fatto fallire l'iniziativa.
In base alla legge dopo lo spoglio dei voti si procede alla
spartizione dei 120 seggi, secondo i rapporti di forza emersi
dalle elezioni. I 'resti' - che in genere riguardano tre o
quattro seggi - sono poi distribuiti secondo l'entità dei voti
in eccedenza (ossia non sfruttati) che ciascun partito può
vantare.
Di norma partiti ideologicamente vicini firmano in anticipo
accordi bilaterali per evitare che i propri 'resti' vadano in
definitiva a partiti molto lontani da loro ideologicamente.
La Lista araba unita (che nei sondaggi riceve 12-13 seggi) e
Meretz (che nei sondaggi ne riceve 5) dovevano siglare ieri
l'accordo sui resti, ma la componente della lista araba Balad si
è opposta. Dura la reazione di Meretz, secondo cui elementi
moderati nella Lista unificata sono stati sopraffatti da quelli
'nazionalisti'. Delusione viene espressa anche dai dirigenti del
partito comunista arabo-ebraico Hadash.
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