Il 3 ottobre del 1990 - sono trascorsi ormai 25 anni - si riunificavano le due Germanie: la Repubblica Federale Tedesca RFT e la Repubblica Democratica Tedesca RDT. L'epilogo del dramma di una nazione dal "cielo diviso" - per dirlo con la celebre definizione che Christa Wolf diede di Berlino - era il sigillo della fine della guerra fredda e l'inizio di una riorganizzazione del continente e degli equilibri mondiali. La caduta del Muro, resa possibile dalla svolta promossa da Michael Gorbaciov, che aveva preso le distanze pubblicamente dalla dottrina Breznev (quella che prevedeva l'intervento nei paesi del blocco sovietico in difesa del comunismo) fu la premessa indispensabile di quella impresa politico-diplomatica, rimasta poi nella storia come il capolavoro del cancelliere Helmut Kohl. Che butto' giu' dieci punti, e realizzo' la riunificazione in undici mesi.
"La Ddr si reggeva sui carri armati e sul muro di Berlino, era chiaro che se fossero venuti meno questi due fattori non sarebbe piu' esistita", afferma all'ANSA Lothar De Maiziere, ultimo primo ministro della Germania orientale, spiegando le origini dell'avvenimento di cui capitali come Londra e Parigi avrebbero volentieri fatto a meno. "Quando Gorbaciov, in un discorso all'Onu, sanci' la fine della dottrina Breznev, noi lo ascoltammo molto bene, nell'est. Ci fu chiaro che se fosse accaduto qualcosa, stavolta non sarebbero arrivati i panzer". E cosi' fu.
La divisione in due Stati afferenti ai due blocchi di influenza era stata decretata in modo ufficiale nel lontano 1949, quando il 7 ottobre, a pochi mesi dalla nascita della Rft, "l'altra Germania" adottava una sua costituzione. Adesso invece, proprio nel cuore dell'Europa, si ricostituiva la Grande Germania: una realta' politica economica e geografica che intimoriva i suoi vicini, non meno dei cittadini tedeschi, dopo i drammi del Novecento. Due guerre mondiali e l'Olocausto di 6 milioni di ebrei, disastri provocati e portati avanti, fino all'abisso, dai tedeschi. La caduta di quel muro - costruito in una notte il 13 agosto del 1961 e demolito il 9 novembre del 1989 - che tagliava dolorosamente in due la capitale fu l'occasione per normalizzare la vita del Paese e del continente, ricostruendo su basi completamente nuove le relazioni dei tedeschi con i loro vicini.
La 'rivoluzione pacifica' che porto' al crollo del regime comunista avvenne in Germania sulla scia della Polonia che, incoraggiata da papa Giovanni Paolo II, era arrivata alle prime elezioni semi-libere gia' il 4 giugno del 1989. E subito dopo Berlino, sarebbe arrivata la 'rivoluzione gentile' di Praga. Grazie alla lungimiranza di Konrad Adenauer, che nel trattato di Roma nel 1957 rivendico' che i Laender della Ddr fossero immediatamente integrati nella comunita' europea, a riunificazione avvenuta la Germania orientale ne fu automaticamente membro a pieno titolo, a partire dal 3 ottobre. Nei mesi che seguirono la caduta del muro, i due governi - di Bonn e di Berlino - si confrontarono, anche duramente, per arrivare a dei compromessi che consentissero la convivenza nella nuova Germania unita. Un lavoro arduo che consistette fra l'altro nell'armonizzare i sistemi giuridici di due Paesi che, in oltre 40 anni, erano andati in direzioni completamente diverse.
L'esodo che stava svuotando i Laender dell'est (fenomeno decisivo per il crollo del regime) fu rallentato con la decisione dell'unione monetaria: "Se il marco tedesco non viene da noi, andiamo noi da lui", gridava la gente per le strade della Ddr. E la decisione di unificare le divise, in un rapporto favorevole per l'est - di 1 a 1 per i salari e di 2 a 1 per i capitali delle imprese - fu determinante nel frenare l'allarmante fuga dalle regioni orientali. Inglobare un sistema economico ex comunista non fu comunque un processo indolore: l'esplosione della disoccupazione e i timori legati all'inflazione per l'enorme sforzo economico sostenuto suscitarono a lungo malcontento sia fra gli ex 'ossi' che fra gli ex 'wessi'. Sul fronte esterno, Helmut Kohl, sostenuto dagli Usa di George Bush padre, dovette affrontare l'ostilita' internazionale per arrivare al suo scopo: una riunificazione veloce, in pochi mesi, laddove i socialdemocratici avrebbero voluto realizzarla in un quinquennio. Decisivo fu il consenso di Gorbaciov, che si poneva l'obiettivo di riformare il comunismo sovietico, prendendo atto del sostanziale fallimento del regime del blocco orientale. E il si' di Mitterand, che accetto' la riunificazione, nella prospettiva di una moneta comune europea che avrebbe coinvolto anche i tedeschi.
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