(AGGIORNA E SOSTITUISCE SERVIZIO DELLE 19:48) (di Patrizia Antonini) La strage dei bambini nelle acque del Mediterraneo è la tragedia nella tragedia dei profughi e dei migranti, che da inizio anno in 630mila hanno cercato riparo in Ue, lasciando una scia di quasi 3mila morti.
Nelle ultime ore le onde hanno restituito due piccoli cadaveri sulla spiaggia delle vacanze dell'isola greca di Kos.
Il primo ha pantaloncini verdi e una t-shirt bianca: ha tra i sei ed i dodici mesi. E' difficile valutarne l'età, perché la permanenza in acqua ne ha stravolto i lineamenti. Poco prima, nelle vicinanze, ne era stato trovato un altro: maglietta rosa e pantaloncini blu, tra i tre ed i cinque anni. Anche a lui il mare ha mangiato il volto.
Le tragiche scoperte richiamano alla mente le immagini del piccolo Aylan Kurdi, e del fratello Galip. Solo un mese fa, le foto dei loro corpi senza vita sul bagnasciuga della spiaggia turca di Bodrum, avevano smosso le coscienze, e la pressione dell'opinione pubblica aveva accelerato l'urgenza di agire.
Le notizie dei ritrovamenti si diffondono mentre Bruxelles trova un accordo di massima con Ankara, per tamponare l'emorragia delle fughe verso l'Europa. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, secondo fonti Ue hanno "concordato sul principio di un piano d'azione congiunto per rafforzare la cooperazione" sulla crisi dei migranti, con l'obiettivo di arrivare al vertice dei leader Ue del 15 ottobre con qualcosa di pronto.
Nell'incontro con i presidenti delle tre istituzioni Ue - oltre a Juncker anche Martin Schulz e Donald Tusk - Erdogan ha insistito sulla necessità di creare "zone sicure" dal terrorismo al confine tra Turchia e Siria (in territorio siriano), e di "no fly zone", affrontando le cause all'origine di quanto sta accadendo: la guerra in Siria. Secondo indiscrezioni, l'Europa vorrebbe la costruzione di due centri per accogliere due milioni di rifugiati, controlli alle frontiere col coordinamento di Frontex ed in cambio potrebbe impegnarsi fino a 500mila reinsediamenti. Ma è tutto da vedere. L'accordo Bruxelles-Ankara si gioca su un principio politico e la scadenza delle elezioni del primo novembre in Turchia non aiuta.
Il tema tornerà sul tavolo del consiglio Affari interni di giovedì, dove si parlerà anche di una questione cruciale per l'Italia e per il funzionamento dei suoi hotspot. Le fila si tireranno a novembre, alla conferenza della Valletta, ma il punto è di grande interesse: i Paesi Terzi, che non hanno accordi di riammissione con l'Ue e con i suoi Stati membri, dovranno comunque accettare il rimpatrio dei loro cittadini se vorranno usufruire degli aiuti europei.
La condizionalità è già prevista nell'articolo 13 dell'accordo di Cotonou, tutto sta nel farla valere. "A noi non piace questo modo di procedere - evidenziano fonti della presidenza europea -. Ma questo è ciò che ora è nelle carte. Applichiamo la nostra politica di rimpatri, anche se non ci sono accordi di riammissione, perché non possiamo aspettare cinque o sei anni per farli. La Spagna applica già questo modello, bilateralmente, con successo".
Intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel non cambia politica sull'emergenza profughi e delude le aspettative di chi, nella Grosse Koalition, le ha chiesto di mettere un tetto-limite all'accoglienza dei migranti. Secondo stime istituzionali, contenute in un rapporto segreto pubblicato da Bild, nel 2015 in Germania arriveranno 1,5 milioni di richiedenti asilo. E se questi dovessero essere raggiunti dalle famiglie la cifra potrebbe salire a 7 milioni.
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