Si fa forte l'architetto, ma la sua voce tradisce una paura non ancora vinta e un pianto trattenuto a fatica quando racconta la sua fuga nella Parigi presa d'assalto dai terroristi. "Ho svoltato un angolo di strada - ricorda - e mi sono trovato di fronte una squadra di polizia in assetto antisommossa: una cinquantina di uomini in tutto, ciascuno dei quali puntava un fucile contro di me. Cinquanta fucili contro di me. Ho alzato le mani e sono entrato in un teatro, che è diventato il mio rifugio. Ma il mio amico, il mio amico...", ripete, disperato. Il suo amico è morto, ucciso dai terroristi.
L'architetto è Bernardo Grilli, di 29 anni, romano, che da qualche tempo lavora in uno studio internazionale parigino. Una pizza con amici, forse, gli ha salvato la vita. Era venerdì, e per lo svago serale aveva dato appuntamento ai suoi colleghi-amici in una bar distante circa 50 metri da casa sua: "Le Carillon", proprio quello davanti al quale vi è stata una delle sparatorie. "Vi raggiungo un più tardi del solito, aspettatemi", aveva detto l'architetto, il quale aveva un primo "impegno": una pizza "veloce" con altri amici, un invito al quale non aveva potuto, né voluto, dire di no. In pizzeria, Grilli ha ricevuto un sms dalla sua ragazza, con una raccomandazione: "Non tornare a casa, c'è un gran movimento di polizia". Sulle prime, ha pensato a una rissa, forse con coltelli. Poi un altro avviso: "Stanno sparando". Infine una telefonata agghiacciante di un collega: "Io non sono lì, ma davanti al bar hanno sparato ai nostri amici".
Grilli ha provato a chiamarne uno, ma non ha avuto risposta. Ha temuto per lui. Un altro, qualche secondo dopo, ha risposto al telefono e, in lacrime, gli ha detto che quel loro amico comune, un giovane tedesco, era morto, centrato dai colpi di fucile sparati dai terroristi. Turbato profondamente e ancor più frastornato dalle sirene, Grilli ha subito lasciato la pizzeria e si è diretto verso il bar "Le Carillon". Nelle vicinanze di Place de la Republique, ha svoltato l'angolo e, atterrito, si è imbattuto nei poliziotti che correvano verso di lui puntando le armi. Ma i poliziotti non cercavano lui. Istintivamente Grilli, mani in alto, si è mosso pian piano e si è rifugiato in un piccolo teatro in Boulevard Saint-Martin, dove hanno trovato riparo un'altra trentina di persone. Il proprietario li ha "nascosti" in un piccolo cortile interno, lontano dagli spari di strada e dal terrore. Solo a quel punto, attraverso smartphone e social media, l'architetto ha saputo fino in fondo di Parigi messa a ferro e fuoco nel nome di Allah. E ha saputo che, oltre all'amico morto, altri due suoi colleghi - un giovane messicano e una ragazza tedesca - erano stati feriti dai terroristi.
Trascorse due ore, forse tre, il gruppo ha lasciato il cortile ed è uscito sul Boulevard. Grilli si è diretto verso la sua casa, ma ha trovato Place de la Republique transennata. "Di qui fino a domattina non si passa, vada in casa, non stia per strada", gli ha detto un poliziotto con tono fermissimo. Niente autobus in giro, niente taxi. A quel punto l'architetto ha capito che la sua casa, distante solo qualche centinaia di metri, era comunque troppo lontana e ha chiesto ospitalità ad un amico. Quel che restava della notte è trascorso in bianco. Nella mente di Grilli si sono rincorse solo due immagini: l'amico morto e quei fucili puntati contro di lui, tanto simili ad un plotone di esecuzione. Brividi di paura e di terrore gli hanno ancora, ripetutamente, attraversato la schiena.
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