Si chiama Sophia, dal nome di una bambina nata dopo il salvataggio di sua madre dopo un naufragio al largo della Libia. È a guida militare italiana. Nel 2015 infatti la Ue ha affidato al nostro paese l'azione di contrasto ai trafficanti di uomini, la formazione della marina libica e la sorveglianza sul traffico illecito del petrolio dalla Libia. Il soccorso di migranti non è tra i suoi obiettivi, ma l'intervento è previsto in tutti i casi necessari e le persone salvate vengono sbarcate tutte in Italia.
Come funziona
L'operazione è suddivisa in 3 fasi ed affidata all'ammiraglio Enrico Credendino. Concordata 3 anni fa, a Sophia aderiscono tutti gli stati membri tranne Danimarca e Slovacchia. È l’Italia ad aver posto come condizione la guida, perché si tratta di un'operazione ritenuta strategica per il controllo del mediterraneo, ma anche perché consente di trattare in sede Onu e Nato tutto quello che avviene in questo tratto di mare, soprattutto il monitoraggio dei traffici dalla Libia.
1. eseguire fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti in alto mare di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico di migranti;
2. porre in essere le medesime attività anche nel mare terrioriale della Libia grazie al consenso di quest’ultima o a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza;
3. adottare tutte le misure necessarie nei confronti di tali imbarcazioni, anche mettendole fuori uso o rendendole inutilizzabili.
I risultati
I primi risultati si sono visti in termini di numeri: più di 150 scafisti consegnati alle forze di polizia italiane, 200 militari libici addestrati e 550 imbarcazioni distrutte.
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