Dalla rete alle piazze: sono nati sui social network i "gilet gialli", con una protesta senza precedenti, non organizzata. E soprattutto senza leader, non legata a partiti politici o a sindacati.
L'icona del movimento resta la signora Jacline Mouraud. C'è anche lei tra i dieci portavoce che oggi hanno offerto al governo 'un'uscita dalla crisi'. E' una bretone 50enne che suona la fisarmonica e fa l'ipnoterapeuta, ma che per arrivare a 1.000 euro al mese deve fare la sorvegliante anti-incendio.
Possiede soltanto il suo vecchio SUV diesel, comprato 10 anni fa a 11.000 euro. E per riempirne il serbatoio e recarsi al lavoro, spende più di metà stipendio: "quando finirà la vostra caccia all'automobilista? - dice nel video di 4 minuti e 38 diventato virale - ci avete venduto i vostri diesel raccontandoci che erano più ecologici. Oggi ci dite che vi danno fastidio e dobbiamo cambiarli con il vostro mini-bonus?".
Dal tema originario della protesta contro il caro-carburante, l'onda gialla è arrivata allo slogan più gettonato, "Macron, dimettiti", gridato in questi giorni fin sotto l'Eliseo.
Il nocciolo duro di questa protesta è nelle campagne. Lì, nella Francia profonda, soprattutto nel nord e al sud - passando per la grande dorsale della valle del Rodano - ci sono le persone e le famiglie che vivono con salari modesti e che sono costretti a prendere l'automobile per recarsi al lavoro. E spesso sono persone che il carovita delle metropoli ha costretto ad emigrare e a ripopolare le campagne francesi più deserte.
La scintilla è stata, accanto al prezzo del barile del petrolio in ascesa, l'impennata delle tasse su gasolio (+14%) e benzina (+7%) legata alla cosiddetta 'transizione ecologica', l'insieme di norme per rottamare l'attuale parco veicoli e passare all'elettrico o l'ibrido. Aggiunte agli aumenti delle imposte sul gas, sul tabacco, della CSG (i contributi sociali in busta paga), gli incrementi hanno avuto un impatto negativo sul potere d'acquisto.
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