La Brexit di Halloween che Boris Johnson aveva promesso per il 31 ottobre è rinviata a data da destinarsi: a Capodanno, se, come i sondaggi prevedono, il premier conservatore britannico riuscirà a vincere le elezioni del 12 dicembre tenendo a bada i sogni di rimonta a tutta sinistra del leader laburista Jeremy Corbyn. E così oggi a Londra è solo la giornata dell'addio di John Bercow, bestia nera dei brexiteer, allo scranno di speaker della Camera dei Comuni.
Il Tory anticonformista lascia a fine mese, come annunciato da tempo, dopo 10 anni alla presidenza dell'assemblea elettiva di Westminster. Un decennio nel quale è diventato protagonista, specie nelle più infuocate sedute sulla Brexit, per il tono imperioso, lo stile pittoresco e l'impronta talora interventista data al ruolo di arbitro dei lavori parlamentari: fra cravatte colorate, linguaggio ricercatissimo intrecciato a concessioni gergali e tonanti richiami alla disciplina al grido, reso popolare dalle dirette televisive, di "order, order!".
Non immune da critiche e polemiche, piovute specialmente dai banchi degli ex compagni di partito per le sue asserite simpatie pro Remain (e quelle ancor più evidenti della vistosa consorte Sally), Bercow ha ricevuto nondimeno ieri un omaggio bipartisan in grande stile, da Johnson come da Corbyn, durante l'affollato Question Time conclusivo di questa legislatura.
L'ultimo giorno di presidenza odierno è stato viceversa in tono minore: con la Camera per larghi tratti semivuota, in un'atmosfera già preelettorale, e un momento di tensione finale a guastare i tributi e la commozione dei presenti. E' successo nel corso del dibattito sfociato nel sì dell'aula alla sospensione punitiva per un semestre del veterano laburista Keith Vaz, ex ministro per l'Europa di Tony Blair, svergognato mesi fa da un video in cui compariva in compagnia di due uomini per un presunto incontro di sesso a pagamento condito dall'offerta di cocaina.
A un certo punto Bercow ha interrotto la sferzante requisitoria contro il reprobo di Andrew Bridgen, un euroscettico ultrà, invocando un po' di "sensibilità"; e si è visto rinfacciare per tutta risposta di voler "difendere l'indifendibile" per ragioni di vecchia amicizia personale con Vaz, se non di comune partigianeria pro Ue. Accuse che lo speaker ha respinto col piglio consueto, ma non senza amarezza. Ora i Comuni saranno chiamati a eleggere un suo successore lunedì, ma solo per due giorni visto che lo scioglimento ufficiale della Camera si compirà la sera di mercoledì 6. Mentre lo scontro politico si sta spostando nelle piazze e in tv.
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