Il primo ministro australiano,
Scott Morrison, ha giustificato il rallentamento della campagna
vaccinale nel suo paese con le restrizioni all'export di
medicinale dall'Ue, in risposta a crescenti critiche interne.
Morrison ha tuttavia smorzato i troni della polemica rispetto
alle dosi provenienti dall'Europa sottolineando in conferenza
stampa che non si stratta di "un conflitto o di una disputa, ma
da un semplice fatto".
Morrison ha sottolineato che la mancanza di vaccini e in
"rigidi controlli sull'export" adottati dalla Commissione
Europea hanno fatto sì che l'Australia ricevesse soltanto
700mila delle 3,8milioni di dosi pattuite del farmaco
Oxford/AstraZeneca. Il dsuo governo, cui sono stati ampiamente
riconosciuti i meriti di aver contenuto la diffusione della
pandemia sul territorio nazionale, ha registrato una battuta
d'arresto sul programma di immunizzazione: aveva infatti in
principio previsto la somministrazione di quattro milioni di
dosi entro la fine di marzo, ma ad oggi i vaccini effettuati
sono intorno agli 850mila."Sto semplicemente spiegando agli
australiani che il rallentamento è dipeso da una questione di
offerta (di vaccini), - ha detto Morrison in conferenza stampa -
"3,1 miliohne di vaccini non sono arrivati in Australia, questo
è un fatto puro e semplice. Non è una disputa, non è un
conflitto, non è un litigio, non è uno scontro. E' un fatto puro
e semplice".
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