"La vera tragedia è che gran parte della sofferenza e delle morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale si possono prevenire", ha denunciato oggi l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet commentando un rapporto dell'Agenzia sull'argomento intitolato 'Letale disprezzo' e reso noto a Ginevra. Bachelet invita il governo libico e l'Ue a "riformare con urgenza le loro attuali politiche e pratiche di ricerca e salvataggio nel Mar Mediterraneo centrale che troppo spesso privano i migranti delle loro vite, della dignità e dei diritti umani fondamentali", si legge in un comunicato.
L'Onu chiede all'Ue di garantire che tutti gli accordi o misure di cooperazione sulla governance della migrazione con la Libia siano coerenti con il diritto internazionale. "La risposta non può essere semplicemente impedire le partenze dalla Libia o rendere i viaggi più disperati e pericolosi", afferma Bachelet. "Fin quando non ci saranno sufficienti canali di migrazione sicuri, accessibili e regolari, le persone continueranno a tentare di attraversare il Mediterraneo centrale, indipendentemente dai pericoli o dalle conseguenze", ha aggiunto. "Esorto gli Stati membri dell'Ue a mostrare solidarietà per garantire che i paesi in prima linea, come Malta e l'Italia, non siano lasciati soli ad assumersi una responsabilità sproporzionata". Nonostante un calo significativo del numero complessivo di migranti arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo centrale negli ultimi anni, centinaia di persone continuano a morire, con almeno 632 decessi dall'inizio dell'anno, ricordano le Nazioni Unite. Secondo il rapporto, prove suggeriscono che la mancanza di protezione dei diritti umani per i migranti in mare "non è una tragica anomalia, ma piuttosto una conseguenza di decisioni politiche e pratiche concrete da parte delle autorità libiche, degli Stati membri dell'Unione europea e delle istituzioni , e altri attori » che insieme creano un ambiente « in cui la dignità e i diritti umani dei migranti risultano a rischio ». Il rapporto, che copre il periodo gennaio 2019 - dicembre 2020, rileva con preoccupazione che l'Ue e i suoi Stati membri hanno ridotto in modo significativo le operazioni di ricerca e soccorso marittimo, mentre alle Ong umanitarie sono ostacolate nelle operazioni di salvataggio. Inoltre, le navi mercantili private evitano sempre più di andare in aiuto dei migranti. "Ogni anno persone affogano perché gli aiuti arrivano troppo tardi o non arrivano mai », deplora l'Onu. Coloro che vengono soccorsi sono talvolta costretti ad aspettare giorni o settimane prima di essere sbarcati in sicurezza e l'attesa risulta prolungata dalle quarantene sanitarie a causa della pandemia. Oppure, sempre più spesso, vengono ricondotti in Libia, « che non è un porto sicuro ", ribadisce l'Alto Commissario. Nel 2020, almeno 10.352 migranti sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica in mare e ricondotti in Libia, rispetto ad almeno 8.403 nel 2019, precisa l'Onu.
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