Jeffrey Epstein credeva di poter raggiungere un accordo con i procuratori che indagavano sui suoi traffici ed abusi rivelando i segreti di Bill Clinton e Donald Trump, i cui nomi sono stati spesso associati al finanziere newyorchese accusato di pedofilia e morto suicida in carcere. Lo rivela nel suo nuovo libro il giornalista Michael Wolff, già autore di diversi libri di successo sui retroscena della Casa Bianca nell'era di Trump.
Wolff racconta come il finanziere fosse convinto di essere stato arrestato dal Dipartimento di giustizia su direttiva dell'allora presidente Trump che avrebbe voluto informazioni riservate per danneggiare i Clinton. L'ex presidente Bill, infatti, aveva volato più volte sul jet privato del miliardario newyorchese, alimentando i sospetti di un suo coinvolgimento nello scandalo sessuale. Epstein, inoltre, pensava che lo stesso Trump avesse paura di lui. Wolff racconta come durante una visita nella lussuosa dimora del finanziere a Manhattan, mesi prima del suo arresto e della sua morte, questi ricevette una telefonata di Steve Bannon. L'allora stratega di Trump temeva infatti che Epstein potesse rivelare segreti del tycoon durante la campagna elettorale del 2016.