Mukhtar Ablyazov, un ex banchiere e
ministro kazako accusato in patria e in Russia di reati
finanziari ma che vive in Francia con lo status di rifugiato
politico, afferma di essere il leader delle proteste di questi
giorni, chiedendo ai Paesi occidentali di schierarsi contro il
governo di Nur-Sultan per impedire alla Russia di inglobare il
Kazakhstan in una entità simile alla disciolta Unione Sovietica.
Abliyazov, tra l'altro, è marito di Alma Shalabayeva, espulsa
nel 2013 dall'Italia insieme con la figlia Alua verso il
Kazakhstan. Solo dopo alcuni mesi a madre e figlia fu consentito
di lasciare il Paese asiatico per fare ritorno appunto in
Italia, che poi lasciò alla volta di Ginevra.
Abliyazov, citato dal sito della Reuters, ha denunciato
quella che ha definito "l'occupazione russa", con l'invio da
parte di Mosca di un contingente militare nell'ambito
dell'organizzazione del Trattato di difesa collettiva (Csto) di
cui fanno parte diverse Repubbliche ex sovietiche. Se
l'Occidente non reagirà, ha aggiunto, "il Kazakhstan si
trasformerà in una Bielorussia e (il presidente russo) Putin
imporrà metodicamente il suo programma, cioè la ricostituzione
dell'Unione Sovietica".
Ablyazov è leader di un movimento dell'opposizione chiamato
Scelta democratica del Kazakhstan e respinge le accuse di frode
e appropriazione indebita mosse contro di lui come politicamente
motivate.
"Mi vedo come il leader dell'opposizione - afferma l'oligarca
-. Ogni giorno i manifestanti mi chiamano e mi chiedono: 'Cosa
dobbiamo fare?'". Ablyazov ha aggiunto di essere pronto a
tornare in Kazakhstan e assumere la guida di un governo
provvisorio, nel caso il movimento di protesta riuscisse a
scalzare l'attuale regime.
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